Bisogna vivere l’esperienza del pellegrinaggio a Lourdes, del viaggio sul treno bianco per comprendere che il messaggio che l’Unitalsi ha lanciato in occasione della 17esima edizione della giornata nazionale non è un vuoto slogan.
La piantina di ulivo, segno di pace e fratellanza, che oggi, sabato, e domani, domenica, verrà offerta dai volontari anche sulle piazze della Basilicata ha una motivazione profonda. “Con il tuo aiuto – è il messaggio che viene lanciato in questa due giorni – continueremo ad offrire a tutti un’occasione di felicità”.
L’Unitalsi lo fa da anni attraverso i numerosi progetti di solidarietà in cui l’associazione è impegnata quotidianamente sull’intero territorio nazionale, al servizio delle fasce più disagiate, grazie al costante e generoso impegno dei propri soci.
Progetti che hanno bisogno di essere sostenuti economicamente. L’occasione viene offerta dalla giornata nazionale dell’Unitalsi, in occasione della quale sarà offerta la piantina di ulivo.
Di seguito il video realizzato in occasione della giornata nazionale.
“La Giornata Nazionale rappresenta un appuntamento fondamentale per quanti scelgono di vivere e appartenere all’Associazione – ha dichiarato Antonio Diella, Presidente Nazionale UNITALSI – ma lo è ancora di più per quelle persone che ancora non ci conoscono, è il momento per dire “eccoci”, e lo faremo nella maniera più semplice, con il carisma e lo spirito unitalsiano, con migliaia di volontari, che sin dal mattino scenderanno in piazza con il loro sorriso, chiedendo un aiuto per continuare ad essere al fianco di chi è in difficoltà”.
La storia dell’Unitalsi
L’Unitalsi nasce su iniziativa un giovane ammalato romano di ventitré anni, Giovanni Battista Tomassi, figlio dell’amministratore dei Principi Barberini, affetto da una forma artritica acuta e irreversibile e in carrozzella da quasi dieci anni; è molto sofferente nel
corpo, ma soprattutto è molto tormentato nello spirito per la sua ribellione a Dio e alla Chiesa.
Avendo saputo dell’organizzazione di un pellegrinaggio a Lourdes, il Tomassi chiede di
parteciparvi con l’intenzione ben precisa, se non avesse ottenuto la guarigione, di compiere
uno scandalo, un gesto di clamorosa sfida e bestemmia: suicidarsi ai piedi della Madonna. Aveva con sè una pistola. Siamo alla fine di agosto 1903; Giovanni Battista Tomassi è carico di rabbia per la malattia che lo tormenta, è nutrito di anticlericalismo e viene descritto da un altro partecipante, il Prof. Carlo Costantini, che poi nel 1909 viene nominato Vice Presidente dell’Associazione, come un
giovane dallo sguardo truce. Non è pensabile, per il suo tormento spirituale, che Tomassi, recandosi a Lourdes, avesse in tasca una corona del rosario; è invece certo che ha con sé
una pistola per attuare il suo gesto disperato.
Accade però che, giunto alla Grotta dove l’Immacolata era apparsa a Santa Bernadette, viene colpito dalla presenza dei volontari che aiutano i malati ad entrare nella Grotta per pregare e percepisce appieno che la condivisione amorevole dei volontari dava conforto, speranza e serenità ai Sofferenti.
Per tutti i giorni del pellegrinaggio è smarrito, sconvolto, taciturno e insieme pensieroso; non ottiene il miracolo, non attua il proposito di suicidarsi, ma alla stazione di Lourdes, al momento del rientro, chiede di parlare con il direttore spirituale del pellegrinaggio, il Vescovo Mons. Radini Tedeschi, al quale con totale serenità, consegnando la pistola, dice: “Ha vinto la Madonna. Tenga, non mi serve più! La Vergine ha guarito il mio spirito”. Ed aggiunge: “Se Lourdes ha fatto bene a me, farà bene a tanti altri ammalati”. Manifesta così al Vescovo e al giovane sacerdote che lo accompagna, Don Angelo Roncalli, poi Papa Giovanni XXIII, l’idea di fondare una specifica associazione.