Si sposta al Ministero dell’Ambiente, dove il 4 maggio è previsto un tavolo tecnico, la questione inquinamento dell’area circostante il Cova di Viggiano. Si discuterà della decisione della Regione di chiudere gli impianti dopo lo sversamento di liquami da uno dei serbatoi, del rischio ambientale che potrebbe interessare anche l’invaso del Pertusillo, del piano di caratterizzazione predisposto dall’Eni e ritenuto carente dalla Regione al punto tale da disporre la sospensione dell’attività del Centro Oli.
Un incontro atteso dagli amministratori della Val d’Agri preoccupati soprattutto per il fatto che non è ancora ben chiaro da quando si è avuto lo sversamento di idrocarburi, fenomeno scoperto solo quando il petrolio è fuoriuscito dai tombini dell’impianto di potabilizzazione dell’Asi.
I tecnici del ministero, dell’Arpab (l’Agenzia regionale per la Protezione dell’Ambiente) e dell’Eni dovranno verificare se lo sversamento di idrocacarburi da uno dei serbatoi privo di doppio fondo del Cova si fosse verificato o meno prima di febbraio senza che l’Eni se ne rendesse conto nonostante – come sostiene la società petrolifera – sia stato definito un sistema di monitoraggio ambientale unico nel suo genere quanto a numerosità di punti di campionamento e tecnologie innovative impiegate.
I tecnici dovranno anche chiarire il livello d’inquinamento dell’area e se esso abbia interessato o meno i corsi d’acqua affluenti dell’invaso del Pertusillo.
Tutte questioni che sono state riproposte in un incontro svoltosi a Grumento Nova su iniziativa dell’amministrazione comunale, nel corso del quale i cittadini presenti hanno sollecitato maggiori controlli, più informazione e una politica energetica che possa tutelare la salute e l’ambiente.
Durante l’incontro è stato anche posta la questione del depuratore mobile che l’Eni ha montato per purificare le acque della rete fognaria inquinate dallo sversamento di idrocarburi e immetterle nell’impianto dell’Asi.
Intanto le notizie allarmanti che giungono da Viggiano stanno avendo riflessi negativi sull’economia della zona anche per quanto riguarda il turismo. Durante il ponte del 25 aprilesono stati pochi, infatti, gli ospiti nelle strutture ricettive.
Non meno preoccupante è il rischio che con la sospensione dell’attività estrattiva si possano avere conseguenze anche per l’occupazione dell’area, considerando che molte aziende dell’indotto potrebbero decidere di mettere in cassa interazione i propri dipendenti.