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Economia

Confesercenti: in provincia di Potenza la crisi si fa più pesante

USB - Ufficio Stampa Basilicata 13 Novembre 2018
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Il calo di vendite e la cessazione di attività commerciali al dettaglio continuano ad essere le due facce della medaglia della crisi dei negozi a Potenza e in provincia. Tra gennaio e settembre di quest’anno si è registrata la flessione peggiore di vendite da cinque anni a questa parte. Un crollo che ha accelerato la mortalità delle imprese: in provincia di Potenza nei primi nove mesi del 2018 stimiamo che abbiano abbassato la saracinesca almeno 250 negozi indipendenti.

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È quanto sottolinea una nota della Confesercenti di Potenza.

Solo al terzo trimestre dell’anno le cessazioni sono state (dai dati Movimprese-Unioncamere) 88 di cui la quota maggiore è sempre per le botteghe al dettaglio (65) che con 5.122 unità presenti in tutto il territorio provinciale sono l’ossatura fondamentale del comparto commercio del Potentino. L’iscrizione di nuove piccole imprese (47 al III trimestre) compensa solo in parte la moria di attività.

“In questo scenario – afferma il presidente di Confesercenti Giorgio Lamorgese – ogni iniziativa rivolta al rilancio del comparto come quella dell’Associazione We Love Potenza va incoraggiata e sostenuta innanzitutto perché ha l’indiscutibile merito di rimuovere la diffusa apatia dei commercianti della città anche a causa dell’inadeguatezza azione istituzionale rispetto ai tanti problemi del centro storico del capoluogo. Non è per nulla facile ridare consapevolezza ai titolari di negozi del ruolo determinante da svolgere per salvare con il commercio il destino della propria città”.

Secondo i dati del Centro Studi Cofesercenti la flessione registrata dai negozi nei primi tre trimestri dell’anno (-2% dei prodotti non alimentari) è infatti la più forte dal -2,9% del 2013, all’apice della recessione dei consumi che ha colpito il nostro Paese nel triennio 2012-2014. Una crisi da cui la maggior parte dei negozi ancora non è uscita, registrando risultati lievemente sopra lo zero per le vendite nel 2015 e nel 2016, tornando già in territorio negativo nel 2017. E la frenata non riguarda solo i negozi indipendenti. Anche la grande distribuzione organizzata, infatti, mostra segnali di sofferenza: tra gennaio e settembre le vendite sono cresciute appena dello 0,2%, in forte arretramento rispetto al +2% segnato lo scorso anno.

Il calo delle vendite ha colpito praticamente tutti i comparti merceologici, come è evidente dal confronto tra gli andamenti registrati nei primi 9 mesi del 2018 e quelli dello stesso periodo dello scorso anno. A segnare la flessione più rilevante è il commercio di calzature, articoli in pelle e da viaggio, che passa dal +2,3% del 2017 al -2,4% di quest’anno, seguito dall’abbigliamento, che passa da +0,8% a -1,8%. Ma rallentano, pur restando in campo positivo, anche telefonia e informatica, che scendono da una crescita di +3,4% ad un decisamente più modesto +1,4%.

Dal calo di vendite non si salvano nemmeno farmaci e giocattoli, con l’unica eccezione degli elettrodomestici, le cui vendite aumentano dal +1,8% segnato nei primi 9 mesi del 2017 al +2,7% di quest’anno.

“Le vendite stanno rallentando in maniera preoccupante in tutta Europa, ma l’Italia è quella che ha subito la frenata peggiore”, commenta la Presidente di Confesercenti Patrizia De Luise. “La speranza dei commercianti è che le prossime festività Natalizie possano fornire una boccata d’ossigeno. È chiaro, però, che serve di più: l’auspicio è che le misure annunciate per il rilancio del mercato interno e dei consumi vengano introdotte velocemente, ma anche che la manovra venga mirata maggiormente alla crescita: serve più spesa produttiva, sul lavoro e sulle infrastrutture, e meno spesa improduttiva. Con l’obiettivo finale di ridurre anche la zavorra fiscale: abbassare le tasse rimane la via maestra per ridare fiducia e forza a famiglie e imprese”.

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