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Letto Rientro a scuola in presenza al 75% | Per la Cgil decisione imposta nonostante l’evidenza del rischio
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Attualità

Rientro a scuola in presenza al 75% | Per la Cgil decisione imposta nonostante l’evidenza del rischio

USB - Ufficio Stampa Basilicata 25 Aprile 2021
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Domenica 25 aprile – La FLC CGIL di Basilicata, preso atto con sconcerto e preoccupazione della decisione congiunta dei prefetti e del governo regionale di procedere alla ripresa delle attività̀ didattiche in presenza nelle scuole superiori con almeno il 75% di alunni e classi a partire dal 26 aprile, denuncia i gravi rischi connessi a tale scelta, a causa del permanere di criticità̀ e problemi, più volte evidenziate dalle organizzazioni sindacali, ben note all’amministrazione scolastica e pesantemente sottovalutate dall’amministrazione regionale e dai prefetti, nonostante il perdurare della situazione di emergenza.

La mancanza in moltissimi edifici scolastici di una superficie scolastica atta a garantire il rispetto del distanziamento minimo previsto dal Protocollo di sicurezza nazionale (situazione evidenziata con chiarezza dall’USR nel recente incontro con i Prefetti), la sospensione della campagna vaccinale del personale della scuola (e quindi l’incompletezza della copertura per docenti e ATA), il mancato adeguamento dei trasporti pubblici (con un promesso aumento delle corse assolutamente insufficiente a garantire le misure di sicurezza sui mezzi), le gravi limitazioni nel percorso di tracciamento dei positivi e nella gestione dei casi di quarantena, la maggiore aggressività̀ delle varianti del virus attualmente in circolazione sull’intero territorio nazionale (e la cui incidenza sul territorio regionale rimane un dato non reso noto con chiarezza), sono tutti elementi che, unitamente alla controtendenza della nostra regione rispetto alla riduzione di contagi nel resto del paese, determinano un quadro di forte rischio.

“Non possiamo non sottolineare – denunciano in una i segretari generali di Flc Cgil Basilicata, di Potenza e di Matera Paolo Fanti, Paolo Laguardia e Angela Uricchio – due aspetti di questa vicenda che suonerebbe ridicola se non fosse per gli elementi di tragicità che hanno accompagnato da più di un anno l’evolversi della pandemia: gli stessi responsabili dell’inazione, delle misure parziali e insufficienti, della mancata attuazione delle misure di riduzione del rischio, cioè il governo nazionale e quello regionale (ciascuno per le rispettive responsabilità) sono coloro che si rifiutano di ascoltare il mondo della scuola, le organizzazioni sindacali, le famiglie, i dirigenti scolastici, financo l’ufficio scolastico regionale e che ordinano misure di rientro in presenza con logiche “da caserma”, ignorando i dati di fatto, in nome di una necessità, tutta ideologica, di simulare una “normalità” ben lontana dalla situazione reale.

Non possiamo non ricordare – proseguono i responsabili sindacali – come le decisioni dei prefetti e del governo regionale siano state prese prima della consultazione del tavolo di lavoro permanente presso l’ufficio scolastico regionale (convocato per il pomeriggio del 27, a “babbo morto”), a cui spetterebbe, ai sensi del Protocollo d’Intesa firmato da ministero dell’Istruzione e dalle organizzazioni sindacali rappresentative della scuola, “una funzione di raccordo con il Tavolo nazionale permanente e le istituzioni scolastiche, fornendo soluzioni concrete alle problematiche segnalate dalle singole istituzioni scolastiche, anche avvalendosi degli uffici di ambito territoriale”. Si tratta quindi, a tutti gli effetti, di una decisione imposta al mondo della scuola, agli studenti e alle loro famiglie, che aumenterà il clima di insicurezza all’interno di tutta la comunità regionale.

La FLC CGIL chiede pertanto che governo regionale e prefetti operino un ripensamento delle loro decisioni, tenendo conto dei dati di fatto e dei pareri espressi dall’intera comunità scolastica, adeguando la ripresa dell’attività̀ in presenza alle specifiche situazioni locali, prevedendo una rimodulazione, ove necessario, del rientro in presenza con percentuali inferiori al 75%.

Ribadisce ancora una volta – concludono Fanti, Laguardia e Uricchio – la necessità che l’amministrazione regionale (e quelle provinciali per i ruoli di loro competenza), verifichi le effettive condizioni di sicurezza per gli studenti pendolari, eserciti il ruolo di coordinamento con le ASL, intervenendo per migliorare e implementare il piano di tracciamento, ripristinando condizioni effettive di tutela della salute e sicurezza (a partire dal completamento del piano vaccinale) del personale della scuola, degli studenti e dei loro familiari”.

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