Giovedì 21 maggio 2020 – A scrive al Ministro della Scuola, Lucia Azzolina (nella foto di copertina), è Cinzia Pennati.
Con la sua lettera, denuncia un problema che coinvolge tanti alunni, quelli che Pennati definisce “invisibili”. Quegli alunni che non possono fare scuola a distanza perchè privi degli strumenti essenziali, di un tablet, di un computer. Per costoro – è la sua denuncia – la scuola, già distante a causa del Coronavirus, lo è ancora di più.
Cinzia Pennati vive a Genova con le sue due figlie. Da vent’anni lavora come insegnante, sperimentando metodologie innovative e di impegno nel sociale.
A dicembre 2016 ha aperto un blog, Sosdonne.com, dove con lo pseudonimo di Penny scrive su tematiche femminili e legate all’educazione: in un anno ha avuto oltre due milioni di visite.
Di seguito la sua lettera al Ministro Azzolina
“Cara Ministra le racconto una storia semplice semplice.
Il 16 maggio lei ha deciso di fregarsene delle voci molteplici e unite che si sono alzate dal mondo della scuola e non solo e ha stabilito che si sarebbero dati anche quest’anno i voti in tutte le discipline fin dalla prima elementare.
Una mamma di un mio alunno ieri mi manda un vocale, il secondo nelle ultime settimane: “Maestra scusi sono io, volevo dirle che i tablet non sono ancora arrivati, tra poco scuola finita. Mi scusi maestra”.
Ho deglutito e ho fatto scendere la rabbia. Ecco, avrei voluto che ci fosse la sua voce tranquillizzante a rispondere a quel vocale, a farfugliare una qualche giustificazione, a spiegarle come mai il 18 maggio suo figlio non ha ancora gli strumenti per “fare scuola”.
Nella mia classe ci sono venti famiglie, tre di queste sono ancora senza rete e senza strumento. Non sono le sole ma, ad alcune, ci ha pensato un servizio socio-educativo prestando dei tablet.
Ho chiesto un po’ alle mie colleghe e più o meno la situazione è la stessa, i tablet mancano agli ultimi, negli ultimi ci sono anche i bambini con 104, chissà se sa di cosa stiamo parlando!
A volte sono i bambini a mandarmi vocali: “Maestra, oggi non posso collegarmi, la mamma va a lavorare e io non ho il telefono”, allora facciamo acrobazie per poter tenere i bambini dentro, cerchiamo di adeguarci tutti, insegnanti e famiglie facendo sforzi enormi, ma non so se ovunque sia così.
Lei, cara Ministra, parla di una scuola seria che dà i voti in ogni disciplina, come se questo fosse fare scuola, come se la relazione fosse l’ultimo anello della catena quando è il primo. Lei mi deve dire che voti do a questi bambini.
Come docente, quella che lei elogia ma che non ascolta, mi sento umiliata da lei e dal suo ministero e sento di non poter tacere. Sento che per queste famiglie qualcuno deve parlare.
Sento che il mio compito imprescindibile di garantire il diritto allo studio a tutti, si è frantumato dentro ai suoi decreti. Sento che se non posso essere la maestra di tutti, io ho fallito il mio compito. È frustante, glielo garantisco.
È frustante rispondere a queste madri. È frustante trovare una giustificazione del perché la scuola non ha fornito ancora una strumento. È frustante pensare che tra meno di un mese sia tutto finito e questi bambini non abbiano ancora l’accesso giusto, però, avranno un voto in pagella, così possiamo dire che la nostra è un’istruzione seria.
No, cara ministra, la nostra scuola è classista, dentro alla didattica a distanza ancora di più. Dentro ai voti tocca il suo apice, perché lo sappiamo che l’impegno è qualcosa di strettamente collegato alla vita che i bambini hanno alle spalle.
La scuola è una casa, dovrebbe esserlo, in cui tutti hanno un posto, in cui le differenze sociali ed economiche rimangono fuori dalla porta, in cui uno vale uno. In cui i bambini possono sentirsi bambini nel rispetto delle differenze ma nell’uguale attenzione e riconoscimento.
Ad oggi, 19 maggio 2020 non è così.
Cara ministra, belle parole le sue: non lasceremo indietro nessuno.
Quante bugie.
La verità è che mi fa vergognare della scuola, cara ministra. Mi fa vergognare perché io non so rispondere a quelle madri che mi chiedono come mai i loro figli non possono fare scuola.
La didattica a distanza non funziona se lascia indietro gli invisibili. Invisibili grazie al nostro sistema. E se noi raccontiamo un’altra storia siamo solo docenti collusi.
Ho il dovere di essere la maestra di tutti i miei bambini e non sono stata messa nelle condizioni di farlo. Questo per me è un grande dolore.
Dovrebbe ricevere lei un voto in pagella, cara ministra, di certo non avrebbe la sufficienza. Questa sarebbe l’unica cosa seria della faccenda.
Penny ( Cinzia Pennati, SOS DONNE BLOG )“