Nelle scorse settimane è stato risolto con successo il grave problema di una paziente ancora giovane (51 anni) e non più operabile perché già sottoposta a ben tre interventi cardiochirurgici. Grazie all’impianto transcatetere di un dispositivo occlusivo è stato possibile procedere alla chiusura di una falla (leak) della valvola mitralica. L’intervento è il primo in Basilicata e il secondo in Italia per la strategia adottata.
Dopo la stabilizzazione del quadro clinico da parte dei cardiologi clinici, il caso della paziente è stato portato all’attenzione dell’Heart Team del San Carlo che ha escluso la possibilità di effettuare un quarto intervento chirurgico per elevato rischio operatorio e per alta probabilità di recidiva di un nuovo leak. Si è deciso di sottoporre, pertanto, la paziente a una procedura transcatetere con approccio transapicale.
L’intervento, in anestesia generale e assistenza continua cardioanestesiologica da parte di Sergio Laurino, è stato caratterizzato da tre fasi. Una prima fase in cui il cardiochirurgo Antonio Romiti ha preparato l’accesso per l’intervento praticando una piccola apertura del torace sotto la mammella sinistra della paziente e confezionando due “borse” sull’apice cardiaco. Una seconda fase in cui l’emodinamista Rocco Aldo Osanna (con la supervisione di Vincenzo Pestrichella, aiuto presso la Clinica Santa Maria di Bari) ha posizionato attraverso due punture nell’apice cardiaco due introduttori valvolati e due guide metalliche nel leak. Una di queste guide è servita per far avanzare il materiale necessario per il posizionamento di un dispositivo di ultima generazione che ha chiuso completamente il leak. Nella terza fase, il cardiochirurgo ha completato l’intervento chiudendo le borse ed il torace. L’intervento è stato effettuato sotto continuo monitoraggio ecocardiografico transesofageo bi e tridimensionale real time da parte di Fabio Costantino, di Enza Santillo e della Sonographer Antonella Matera.
Al successo procedurale hanno contribuito con professionalità non comune Donato Santarsiero e Mariano Tedesco (infermiere strumentista e di sala operatoria rispettivamente), Maria Teresa Capalbi (coordinatrice infermieristica della sala di emodinamica), Canio Galotta , Raffaele Risoli, Lucia Pasquariello (infermieri di sala di emodinamica) e Rosanna Pace (tecnico di radiologia). Al successo clinico hanno contribuito tutti i cardiologi, cardioanestesisti ed infermieri del Dipartimento di Alta Specialità del Cuore che a vario titolo hanno assistito la paziente. La donna è stata dimessa in buone condizioni e in compenso emodinamico.
“ Il successo della nuova tecnica – commenta il dg Rocco Maglietta – conferma che il San Carlo c’è quando si tratta di posizionarsi sulla frontiera odierna delle patologie cardiologiche cioè l’integrazione tra tecniche chirurgiche e interventistiche. Da tempo siamo impegnati a costruire un percorso cardiologico integrato che mette al centro la figura del paziente e dei suoi bisogni di cure e non si focalizza sulla specificità delle diverse specialistiche. Non a caso il Dipartimento del Cuore è la prima struttura del San Carlo ad adottare il metodo assistenziale dell’intensità di cure”.