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Letto Quattro pakistani in carcere, sono accusati di sfruttamento di lavoratori e violenza
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CronacaIN EVIDENZA

Quattro pakistani in carcere, sono accusati di sfruttamento di lavoratori e violenza

Redazione 19 Dicembre 2025
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Venerdì 19 dicembre 2025 – La Polizia di Stato di Matera ha dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Matera, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di quattro cittadini di nazionalità pakistana domiciliati nel comune di Policoro (MT).

L’operazione è stata eseguita da personale della Squadra Mobile della Questura di Matera, del NIL Carabinieri di Matera, della Sezione P.G. Aliquota Carabinieri della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Matera e della Polizia Stradale, distaccamento di Policoro.

L’ordinanza si inserisce nell’ambito di un procedimento penale in cui, allo stato delle indagini e fatti salvi i successivi sviluppi del contraddittorio processuale, vengono ipotizzati a carico degli indagati reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (art. 603-bis c.p.) e violenza privata (art. 610 c.p.), in concorso tra loro, in danno di numerosi lavoratori stranieri impiegati nei campi agricoli del comprensorio lucano.

Le indagini della Procura della Repubblica di Matera hanno preso le mosse dal grave incidente stradale verificatosi in data 4 ottobre 2025, lungo la Strada Statale 598, nel territorio di Scanzano Jonico (MT), nel quale hanno perso la vita quattro lavoratori di nazionalità indiana.

Alla luce della gravità dell’evento e delle prime informazioni emerse sull’impiego delle persone coinvolte in attività di bracciantato agricolo, la Procura della Repubblica ha immediatamente attivato una complessa attività d’indagine, delegando approfonditi accertamenti alla Polizia Stradale di Matera, alla Squadra Mobile della Questura di Matera e al Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Matera e alla Sezione P.G. aliquota Carabinieri della Procura-
L’indagine avviata al fine di ricostruire in modo puntuale la dinamica del sinistro e le eventuali responsabilità, anche ai fini del reato di omicidio stradale plurimo (art. 589-bis c.p.), verificare le condizioni di impiego e di vita dei lavoratori stranieri coinvolti, accertare l’eventuale esistenza di un sistema organizzato di “caporalato” e di sfruttamento lavorativo.

Nel corso delle attività investigative, sono stati ascoltati lavoratori stranieri, in particolare di nazionalità indiana, alcuni dei quali sopravvissuti al sinistro e altri presentatisi spontaneamente come persone offese da sfruttamento lavorativo.

Dalla ricostruzione allo stato compiuta – che dovrà essere verificata e vagliata nel corso del procedimento – è emersa l’ipotesi dell’esistenza di individui dediti al reclutamento e all’impiego di manodopera straniera per la raccolta di prodotti agricoli, in particolare fragole, presso fondi siti in diversi comuni lucani.

Secondo le contestazioni provvisorie, i lavoratori sarebbero stati ospitati in alloggi sovraffollati e in condizioni abitative ritenute degradanti, con servizi igienici insufficienti e precarie condizioni igienico–sanitarie e avrebbero percepito retribuzioni notevolmente inferiori ai parametri contrattuali, con paghe giornaliere ritenute sproporzionate rispetto alle ore effettivamente lavorate.

Costoro sarebbero stati impiegati con orari di lavoro particolarmente gravosi, spesso dalle prime ore del mattino e talvolta anche nei giorni festivi, con limitati periodi di riposo e non avrebbero assolutamente beneficiato, secondo le emergenze investigative, delle prescritte tutele in materia di sicurezza sul lavoro, né della necessaria formazione e dotazione di dispositivi di protezione.

Ulteriori accertamenti hanno, inoltre, fatto emergere presunte condotte intimidatorie e minacciose nei confronti di alcuni  lavoratori sopravvissuti al sinistro, finalizzate a indurli a non collaborare con gli inquirenti, fornire una versione dei fatti ritenuta compiacente rispetto agli interessi del gruppo che avrebbe gestito il reclutamento e il trasporto dei braccianti e, infine, indicare quale “caporale” un soggetto deceduto nell’incidente, così da spostare su quest’ultimo la rappresentazione del ruolo di organizzatore.

Anche tali circostanze sono allo stato oggetto di approfondimento, in un quadro investigativo ancora in evoluzione, e costituiscono la base per la contestazione del reato di violenza privata in concorso.

Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Matera, valutata la richiesta avanzata dalla Procura e l’insieme degli elementi finora raccolti, ha ritenuto sussistenti, allo stato degli atti, i presupposti per l’applicazione della custodia cautelare in carcere nei confronti dei quattro indagati.

La misura è stata disposta in ragione dei gravi indizi di colpevolezza al momento ravvisati in ordine ai delitti provvisoriamente contestati e in considerazione delle esigenze cautelari individuate, tra cui il pericolo di reiterazione di condotte analoghe di sfruttamento, nonché il rischio di inquinamento probatorio attraverso condotte intimidatorie nei confronti dei lavoratori.

Si sottolinea che il provvedimento cautelare ha natura provvisoria e strumentale alla tutela delle esigenze indicate dalla legge e potrà essere oggetto di controllo da parte del Tribunale del Riesame e, successivamente, delle ulteriori sedi di impugnazione previste dall’ordinamento.

La notizia nel rispetto dei diritti delle persone indagate, della presunzione di innocenza e della necessaria verifica dibattimentale, per quanto risulta allo stato attuale, salvo ulteriori approfondimenti e in attesa del giudizio, si comunica quanto segue.

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