Lunedì 24 luglio 2023 – “Dai gravi problemi vissuti dai dializzati, al rischio smantellamento del Crob. Ma potremmo continuare con le liste d’attesa, la carenza di personale nei presidi di Pronto soccorso, la sanità nel Materano depauperata delle principali unità operative, alcune senza guida. Senza contare la promessa di un Piano sanitario annunciato lo scorso gennaio come praticamente fatto e invece mai realizzato”.
Nessuna visione, programmazione, intuizione nella guida della sanità lucana, abbandonata a sé stessa da chi ci amministra, in una Regione ad alta densità di anziani e fragili. Significa costringere i cittadini ad affidarsi ai privati o a cercare risposte nell’emigrazione sanitaria.
In questi quattro anni al potere Bardi e la sua giunta hanno affossato quello che c’era di buono nel nostro sistema sanitario regionale. E continuano ad utilizzare il Covid e l’eredità lasciata dal centrosinistra come scusa per non ammettere il loro fallimento, perpetrato in danno ai cittadini”.
Lo dichiara il segretario regionale della Uil pensionati di Basilicata Carmine Vaccaro (foto di copertina) alla luce delle più recenti problematiche rilevate da più parti sul fronte della gestione della sanità in Regione.
“Il caso del Crob è emblematico di un modus operandi lasciato al caso – dice Vaccaro – privato della dirigenza medica, acefalo e senza guida.
Una delle eccellenze lucane, portate sul lastrico da Bardi e dai suoi assessori, rischia di perdere la sua peculiarità di Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico. Prima lasciato allo sbando in un prolungato stato di abbandono con la parentesi Di Martino e le dimissioni del direttore sanitario. Poi il commissariamento gestito molto sommariamente da Pulvirenti.
Adesso si corre ai ripari con i sindacati che hanno annunciato lo stato d’agitazione del personale. Prassi consolidata dall’esecutivo Bardi. Si chiede aiuto nuovamente ad Agenas la cui diagnosi è stata chiara: il Crob di Rionero deve essere inserito, se non lo si vuole perdere, nella rete ospedaliera con la chiara definizione delle attività che vi si svolgono, assumendo un ruolo di assoluta eccellenza. Lo ha detto il dirigente generale Domenico Mantoan, intervenuto di recente in Quarta Commissione consiliare.
La replica del governatore invece ha il sapore di una scappatoia, l’ennesima, artefatta a discolpa di un disastro conclamato.
Parlando di linee guida per il potenziamento del Crob racchiuse in un atto della giunta bloccato per l’urgenza di dover ascoltare tutti gli attori coinvolti (necessità così sentita che la Pulvirenti non era presente neanche in remoto in occasione della convocazione della delegazione trattante del 19 luglio scorso voluta dai sindacati) solo ora, dopo aver accompagnato per mano l’Istituto sull’orlo del baratro, il governatore ritiene di dover agire in fretta dopo una fase di avvio (durata 4 anni) e riprendere così il discorso interrotto dal Covid. Parole sue che danno il senso di una farsa messa in scena a pochi mesi dalle elezioni”.
“Sui problemi vissuti dai pazienti dializzati lucani – continua Vaccaro – fa specie che l’assessore Fanelli e il dg Bortolan non riescano a trovare un pomeriggio da dedicare al confronto con Donato Andrisani, rappresentante dell’Aned, l’associazione emodializzati e trapiantati lucani.
Nel solco di quanto accaduto lo scorso febbraio nel Materano quando il trasporto per emodializzati ha rischiato il collasso, si continua a non predisporre soluzioni definitive ed efficaci per garantire ai cittadini un servizio dignitoso, da parte di Asp e Asm. Non considerando il trasporto dei pazienti come parte della cura. Per questo sui rimborsi vige il caos: a partire dalle richieste di integrazione che le ditte appaltatrici chiedono ai pazienti e non alle asl. Senza contare le carenze di personale, denunciate da Andrisani e il tema dei trapianti, con difficoltà connesse di accesso alla rete”.
“Infine- conclude Vaccaro- come accaduto per l’Adi- si rischia lo stesso copione per i Piani sociali di zona.
A farne le spese le fasce più deboli. In assenza di coperture finanziarie a partire dal 2022, i Comuni capofila degli ambiti territoriali sociali saranno costretti a bloccare i servizi primari come assistenza ad anziani, disabili e bambini, ma anche centri socio-educativi per disabilità oltre l’età scolare.
Tutte queste persone, fragili, anziani, categorie protette e bambini – conclude Vaccaro – rappresentano l’ultimo dei pensieri di chi ci amministra, più presi a garantirsi la rielezione piuttosto che offrire soluzioni a chi quotidianamente si trova ad affrontare gravi problemi”.