Domenica 16 aprile 2021 – “Sono trascorsi ormai quattro mesi da quando i sindacati Fp Cgil, Cisl Fp e UilFpl hanno chiesto chiarimenti circa la riapertura di tutte le attività dell’ospedale di Venosa, sospese durante l’emergenza Covid”.
Lo ricordano in una nota i segretari di Fp Cgil, Fp Cisl, Uil Fpl Sandra Guglielmi, Pierangelo Galasso e Raffaele Pisani.
“La direzione generale – affermano – aveva condiviso con i responsabili e referenti delle diverse attività la concreta volontà di riaprire le funzioni possibili e di ritrasferire nel presidio le attività ambulatoriali dislocate temporaneamente, causa covid, in altra sede o addirittura soppresse, come nel caso della UOC Ce.I.M.I. – Lungodegenza Post Acuzie – e la UOC Medicina Fisica e Riabilitazione.
Queste ultime, in concomitanza con l’ulteriore diminuzione dei contagi e dei conseguenti ricoveri Covid all’ospedale di Venosa che oggi sono pari a zero, necessitano di ripartire, in ossequio agli impegni assunti dalla Regione e dal competente dipartimento regionale.
Bisogna restituire – ribadiscono Guglielmi, Galasso e Pisani – all’ospedale di di Venosa la sua originaria collocazione nella rete della medicina territoriale, con il ripristino di tutte le attività ordinarie.
La riapertura dei reparti di Lungodegenza Post Acuzie e di Medicina Fisica e Riabilitazione dell’Asp di Venosa ridurrebbe i disagi e le difficoltà di pazienti e delle loro famiglie costretti alle cure in territori distanti e a volte anche fuori regione, a cui si sono stati sottoposti in questi due anni di pandemia creando discontinuità terapeutica/riabilitativa e disagio per gli stessi pazienti e le loro famiglie.
Ma c’è anche un altro problema che nasce a seguito della mancata riapertura dei reparti: si registra, infatti, che ben 23 infermieri e 15 oss del reparto Covid, oggi si trovano ad assistere zero pazienti ricoverati.
Ferma restando la convinzione che, data la situazione rispetto all’andamento della pandemia, sia stato giusto aprire il reparto nel quale sono stati curati centinaia di contagiati da Coronavirus che ne hanno avuto bisogno, oggi, invece, si è tuttavia convinti che non si giustifica più la chiusura di reparti importanti come la Lungodegenza Post Acuzie e la Medicina Fisica Riabilitativa, così come gli altri servizi che negli anni hanno vantato professionalità di alto livello ed hanno servito tutto il bacino sanitario dell’area.
Ricordiamo – proseguono Guglielmi, Galasso e Pisani – che la delibera di giunta regionale n. 1300 del 2 agosto 2010 ha approvato un documento predisposto da uno specifico gruppo di lavoro interaziendale, attivato d’intesa tra Asp, Asm e Azienda ospedaliera regionale San Carlo, finalizzato alla definizione di una proposta progettuale rivolta alla rimodulazione della rete regionale di riabilitazione e lungodegenza.
Tale rimodulazione ha riguardato, in particolare, l’attivazione della “Rete regionale della riabilitazione e della lungodegenza post acuzie” e tra le strutture riabilitative e di lungodegenza operanti nell’Asp vi è quella del presidente ospedaliero di Venosa.