Martedì 5 gennaio 2021 – Sono 67 le aree potenzialmente idonee in Italia per il deposito delle scorie nucleari. Dopo il nulla osta dei giorni scorsi arrivato sia dal ministero dello Sviluppo economico, sia del ministero dell’Ambiente, la Sogin, società statale responsabile della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi e dello smantellamento degli impianti nucleari italiani, ha pubblicato la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) a ospitate le scorie radioattive di bassa e media attività.
Le regioni ritenute potenzialmente idonee alla costruzione del Deposito nazionale e del parco tecnologico (DNPT) sono Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia. Il progetto prevede la costruzione di un deposito all’interno del quale verranno inseriti dei moduli speciali che conterranno i rifiuti previamente condizionati, che a loro volta saranno protetti da ulteriori sovrastrutture in calcestruzzo armato.
Tra le 67 aree identificate in Basilicata figurano Genzano, Irsina, Acerenza, Oppido Lucano, Matera, Bernalda, Montalbano e Montescaglioso. La Murgia materana è letteralmente circondata e nella mappa finisce pure la città dei Sassi.
Quanto alla tipologia di rifiuti che verranno contenute in queste strutture, si tratta di prevalentemente di scorie provenienti dal mondo medico e ospedaliero, come nel caso di sostanze radioattive utilizzate, per esempio, per la diagnostica radiologica e per le terapie anti-tumorali. E dopo la pubblicazione delle 67 aree potenzialmente idonee, si apre ora la fase di consultazione pubblica che durerà 2 mesi, e a cui farà seguito il seminario nazionale dove verranno valutati e discussi, tra le altre cose, i possibili impatti di sviluppo economico correlati alla messa in atto del progetto delle aree di dismissione delle scorie radioattive.
Ministro Speranza: “Aree Basilicata non idonee a sito unico scorie”
“In merito alle indicazioni di carattere generale della carta dei siti potenziali per il deposito delle scorie radioattive, resa pubblica da Sogin, appare del tutto evidente che le aree della Basilicata siano a più bassa idoneità e quindi da escludersi in vista della valutazione definitiva. La ragione principale di tale considerazione è che le aree della Basilicata sono in zona sismica 2. Va altresì valutato che la gran parte dei rifiuti nucleari è già collocato in aree del Paese distanti dalla Basilicata”.
Lo dichiara il Ministro Roberto Speranza.
Deposito scorie radioattive, Bardi e Rosa: “La Basilicata dice no”
“La Regione Basilicata si opporrà con tutte le sue forze ad ogni ipotesi di ubicazione nel proprio territorio del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”. Lo hanno dichiarato il presidente della Regione Vito Bardi e l’assessore all’Ambiente Gianni Rosa a seguito delle notizie diffuse nella tarda serata di ieri sulla pubblicazione della Carta delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, che vede anche alcune zone della Basilicata fra le aree indicate dalla Sogin.
“Non eravamo stati informati – hanno aggiunto Bardi e Rosa – e ribadiamo la nostra contrarietà a questa scelta, certi di interpretare il comune sentire del popolo lucano che come è noto a tutti ha già manifestato questo orientamento, in maniera composta ma decisa, 17 anni fa quando fu indicato il sito di Scanzano Jonico. Ora come allora il nostro territorio, che contribuisce in maniera rilevante al bilancio energetico del Paese con le proprie risorse naturali, non può essere ulteriormente gravato da una attività che rischierebbe di mettere in discussione e di pregiudicare la prospettiva di sviluppo sostenibile che con tanta fatica, in questa difficile congiuntura dovuta all’emergenza sanitaria in atto, le istituzioni e le forze economiche e sociali stanno cercando di concretizzare”.
“Nella consultazione pubblica che è stata prevista – concludono Bardi e Rosa – la Regione produrrà una serie di osservazioni negative che in queste ore sono in corso di elaborazione. A questo scopo giovedì mattina alle 10,30 si terrà una riunione via web con tutti gli organismi regionali coinvolti, Arpab, sindaci interessati e presidenti delle Province per discutere e approfondire ogni aspetto della vicenda”.