100 anni fa, il 18 gennaio 1919, Luigi Sturzo, con l’appello ai ‘Liberi e Forti’, fondò il Partito Popolare e poi la Dc.
Lo ricorda in questo articolo che pubblichiamo, l’ex parlamentare della Dc, Giuseppe Molinari.
“Iniziò così – afferma – quella straordinaria esperienza dei cattolici impegnati in politica che hanno fatto grande il nostro paese e contribuito a costruire l’Europa dei popoli e della pace.
“Anche in Basilicata – ricorda Molinari – si rispose all’appello dando inizio ad una stagione politica che contribuì alla crescita di una classe dirigente destinata ad essere protagonista di una importante programmazione di sviluppo a cui potrebbe servire fare riferimento oggi, in un contesto politico confuso e in crisi.
In provincia di Potenza Luigi Sturzo incaricò don Vincenzo D’Elia di dar vita al primo comitato promotore del Partito Popolare.
Con lettera del 7 marzo 1919 Sturzo, mentre ringraziava don D’Elia per il lavoro svolto, gli raccomandava di ‘tener distinti i metodi e le forme organizzative dell’Azione Cattolica da quelle del Partito Popolare’.
Don Vincenzo D’Elia, come scrive Vincenzo Verrastro nell’opuscolo di storia sociale e religiosa, attese al lavoro in un clima non facile.
Le prime sezione del partito furono aperte ad Albano, Cancellara, Grassano, Marsico Vetere, Matera, Muro Lucano, Potenza, Rotondella, Ruoti, Sasso,Terranova,Tramutola.
Furono assunte iniziative in campo economico con la costituzione di cooperative di consumo tra queste erano molto affermate quelle di Venosa e Maschito. Furono costituite casse rurali nel Materano, nel Melfese e nel Lagonegrese.
Primo segretario provinciale fu l’avv. Giuseppe Carriero ma, nonostante il molto lavoro compiuto e l’opera indefessa di don D’Elia, l’organizzazione del partito – afferma Molinari – non penetrò nelle masse popolari, come scrive sempre Verrastro, ancora dominate in parte dalla borghesia terriera ed in parte dal liberalismo massonico, cui faceva da non forte contrappeso la prima penetrazione socialista nelle masse bracciantili ed operaie.
Nonostante queste difficoltà, i popolari lucani continuarono nel loro lavoro di organizzazioe e di iniziative varie come il movimento sindacale cristiano che rivolse la sua attenzione alle classi più disagiate, contadine ed artigiane.
Per il sostegno alla propria causa nell’opinione pubblica nel 1920 era stato fondato, come proprio organo di stampa, il giornale “L’Ordine” finito, poi, sotto la scure del fascismo al suo secondo anno.
Rapportarsi alla storia – afferma Molinari – può far comprendere quali meccanismi possono essere generati in positivo o in negativo attraverso le azioni della politica che resta, nonostante ne sia stata infangata la reputazione, uno strumento necessario al servizio del bene comune.
La storia che anche in Basilicata ha visto protagonisti uomini e donne sinceramente legati alla propria terra, volenterosi di mettersi a disposizione per farla progredire, per darle voce, resta un faro nella notte.
Il popolarismo, sebbene affermatosi in un contesto storico assai diverso da quello di oggi, appare di grande attualità nella sua affermazione, nella sua profonda differenza con il populismo. Esso si caratterizza per la capacità costruttiva di nuove forme politiche, per l’istanza di riforme istituzionali e per la disposizione ad ascoltare i cambiamenti della società offrendo un contributo alla partecipazione reale dei cittadini alla politica.
A cento anni dalla nascita del Partito Popolare di Luigi Sturzo si impone, dunque, – conclude Molinari – una riflessione che tenga conto degli esempi passati e sia capace di distinguere la via tracciata dal popolarismo di alta ispirazione da quella del populismo che tanto successo ha portato a chi è riuscito a farne un’arma contro gli avversari politici.
Il ricordo dei valori di Luigi Sturzo non vuole essere retorica ma messaggio di speranza affinchè si possa guardare avanti senza dimenticare, però, i riferimenti importanti del nostro passato”.