Ci ha scritto Monica Cortellessa. Ci ha scritto per raccontarci la storia di chi, dopo anni, ha deciso di chiudere il suo negozio nel centro storico di Potenza. Non è la prima vetrina che spegne le luci. Potremmo discutere del perchè ciò accade ma ci porterebbe lontano.
Ci piace in questa occasione lasciare alle parole della nostra lettrice raccontare la storia di Patrizia Emme, dagli anni 80 in via Pretoria che oggi abbassa la saracinesca.
“Sono 100, una più una meno, le Vetrine della mia città che non hanno più luci e dal buio del locale puoi scorgere solo un senso di grande abbandono.
Che peccato!! Come tanti, poteva essere uno dei “borghi più belli d’Italia”, ma evidentemente qualcuno ha deciso che era meglio lasciare che la lunga agonia del nostro centro storico diventasse una caratteristica predominante e nessun bello gli potesse appartenere.
Anche una delle 100 Vetrine più luminose sta per spegnersi e il dolore, la rabbia, la meraviglia risuona forte tra la gente.
Patrizia Emme nasce in Via Pretoria 48, giovanissima imprenditrice, creativa e illuminata eredita negli anni ’80 dal fratello e dal padre il negozio di famiglia.
Comprende subito che “la provincia” va svegliata, ci sono potenzialità per avvicinarla al mondo patinato della moda e allora investe, genera idee vincenti, si confronta, va alla ricerca del bello, del nuovo, dell’originale.
Fa sorgere nelle donne della provincia addormentata il desiderio di essere Donne anche in modo diverso, accende la voglia di piacersi, del saper abbigliare se stesse e la loro casa in modo elegante, raffinato ma a volte anche eccentrico.
Fa del particolare e della qualità il punto di forza della sua impresa.
Mette in gioco la sua persona, nel suo piccolo garantisce posti di lavoro e governa l’attività creando un forte legame di socialità nel personale e tra i suoi clienti.
Crea eventi speciali: si promuove paladina della rigenerazione dei vicoletti del centro storico, fa sfilare nella sua vetrina una modella vera.
La congiuntura economica del Paese, ma soprattutto le volontà politiche della città che non riescono a promuovere sviluppo e crescita e purtroppo anche un episodio grave personale colpiscono l’azienda. L’imprenditrice illuminata è costretta a cambiare strategia, prova a riadattarsi al mercato, a reinventare i prodotti di vendita, ma l’agonia del centro storico della città è inarrestabile senza che nessuno provi a farsene carico. Va bene così!!!!!
Mancano i numeri per proseguire, l’analisi di bilancio segnala un trend negativo che non risulta più sostenibile, la vetrina rimane sempre attraente e bella, ma il Corso è vuoto e la provincia si rivela sempre più addormentata ed invecchiata.
Fare impresa non è fare beneficenza, un’attività commerciale non è una ONLUS: a fronte del rischio e dell’investimento dell’imprenditore va generato valore aggiunto.
Patrizia Emme liquida tutta la merce e a Settembre spegne le luci della sua vetrina.
La città perde un’altra opportunità, si priva di una bella occasione, di un’impresa storica e lascia il posto all’indolenza.
Qualcuno una volta ha detto: “ fatti una domanda e datti una risposta”, poteva andare diversamente ? Io dico di SI; potevamo meritarci di più noi cittadini di una provincia che poteva essere uno dei borghi più belli d’Italia? Io dico di SI; avremmo avuto diritto ad avere una qualità di vita migliore, ad ammirare il bello? Io dico di SI.
Io non mi voglio accontentare, Io voglio la favola come dice Julia Roberths in PrettYy Woman.
Al di là di ogni rammarico e di ogni nostalgia allora vado oltre, e oggi posso solo dire Grazie a Patrizia per averci provato, per aver tentato di volare alto, per aver creato forme di energia positiva.
La tua non può considerarsi una sconfitta né come donna, né come impresa, porti a casa un grande risultato: la gratitudine e l’affetto di tutte le persone che anche solo per una volta hanno avuto l’occasione di incontrarti nel tuo piccolo grande negozio.
Auguri sorella e amica mia”.
Monica Cortellessa