Il Tribunale del Riesame ha annullato il sequestro degli impianti di messa in sicurezza e bonifica nel termovalorizzatore “ex Fenice” di Melfi e la misura cautelare del divieto di dimora in Basilicata dell’amministratore delegato, Luca Alifano, disposti dal gip lo scorso 19 luglio nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Potenza su un presunto inquinamento delle falde acquifere.
Il reato contestato è di inquinamento ambientale per non aver provveduto alla bonifica del sito inquinato, in particolare per aver omesso di predisporre un modello di bonifica adeguato.
Questo perchè era emerso da tutta una serie di verifiche che le misure di messa in sicurezza adottate si erano rivelate inefficaci.
Vi era stata infatti la diffusione di inquinanti all’esterno del sito di Fenice Ambiente nelle aree circostanti; nonché la contaminazione dell’acqua industriale e dell’acqua destinata al consumo umano, causando la grave compromissione della matrice ambientale delle acque sotterranee nelle aree circostanti il sito di Rendina Ambiente nonché la compromissione delle acque potabili con grave pericolo per la salute pubblica.
Questa situazione risale al 2009 e si è ulteriormente aggravata nel tempo come confermato da analisi disposte dalla magistratura.
Da parte sua, la società ha sempre dichiarato di non aver mai omesso comportamenti che potessero procurare danni all’ambiente.
Il Riesame ha respinto il ricorso della Procura che aveva chiesto di estendere il sequestro a tutto l’impianto. Non si esclude che possa ora ricorrere in Cassazione.