Il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Potenza ha rinviato a giudizio 38 persone, nell’ambito di un’inchiesta della Procura del capoluogo lucano sullo spaccio di droga nell’area del Vulture-Melfese, che il 31 marzo 2015 portò a 29 ordinanze di custodia cautelare, di cui nove in carcere. La prima udienza si svolgerà il 19 giugno.
L’inchiesta, denominata “Operazione Miryam”, coordinata dal pm Francesco Basentini, fu condotta dai carabinieri di Melfi i quali riuscirono a fare piena luce su un vasto traffico di sostanze stupefacenti (hashish e cocaina) gestito in tutta l’area del Vulture-Melfese da due organizzazioni malavitose. Facevano capo ad Antonio Gaudiosi detto Tony, nel cui sodalizio criminale assicuravano supporti logistici di vario tipo la moglie Maria Patanella, il cognato Antonio Patanella e Mattia Viglioglia; ed a Teodoro Gabriele Barbetta detto lo zingaro, al cui servizio era preposti la moglie Carmelina Maio, il fratello Rocco Barbetta, il suo «alter ego» Mauro Savino e il giovane Arturo Mari, quest’ultimo vero e proprio anello di congiunzione tra le due fazioni criminose.
Per lo spaccio della droga della quale le due organizzazioni malavitose si fornivano dalla vicina Puglia (San Severo, Andria e Cerignola), venivano usati baby-pusher.
L’inchiesta era partita dall’arresto a gennaio del 2013, dei fratelli Umberto e Andrea Di Muro, figli del più noto Angelo a 30 anni per l’omicidio di Marco Ugo Cassotta. I due furono trovati in possesso di 400 grammi di hashish.