Davanti all’inno nazionale tutti con il pensiero alla maglia azzurra e la mano sul cuore.
La mano destra, ovviamente.
Forza Italia è il grido ricorrente tra le strade della penisola e non capisci se è per le partite della nazionale di calcio o se qualcuno ripete uno slogan molto in voga soprattutto dopo il successo elettorale in Sicilia.
In questa confusione verbale ed emozionale un dato rimane certo: la gente diserta le urne.
Già alle elezione del 13 e 14 Aprile l’afflusso aveva registrato un flessione del 6%, flessione che il voto in Sicilia conferma e amplifica.
E così l’Italia va a destra.
Tutti a mostrare i muscoli per la vittoria o, dall’altro schieramento, a chiedersi cosa non ha funzionato.
In mezzo, come sempre, rimane il cittadino.
Solo, disorientato e un po’ incazzato cerca di arrivare a fine mese. E poco importa se ha votato tizio o sempronio (caio questa volta non si era candidato) se il simbolo barrato era con o senza il tricolore.
E così l’Italia va a destra.
Ci si arrangia tra spazzatura, mafia e corruzione. Si chiede all’amico dell’amico di sistemare il proprio figlio e si impreca per quell’opera stradale in eterna costruzione.
Ma questa volta non sarà così. Questa volta sarà tutto diverso. La parola d’ordine è: Dialogo.
Dialogo tra maggioranza e opposizione.
Dialogo tra i leader dei due schieramenti.
Dialogo aperto con i cittadini.
Il voto siciliano preoccupa, non tanto per la scelta delle forze politiche da parte del popolo (che a seconda della convenienza argomentativa è descritto stupido volgare e ignorante oppure attento responsabile e civile) e nemmeno per la scarsa affluenza alle urne.
Il voto siciliano preoccupa per quella velata disillusione che si percepisce sui volti della gente nel suo vivere quotidiano. Disillusione che fa percepire un’incredulità di base.
Ed è anche per questo che l’Italia va a destra.
Il pericolo è dietro l’angolo, però, e dopo pochi mesi i segnali sono già evidenti.
Militarizzazione delle città, quasi come Baghdad.
Criminalizzazione dei giudici, quasi fossero loro i delinquenti.
Emendamenti miracolosi e sarà limpida la condotta del Premier.
Bimbi schedati come terroristi, risolto il problema rom.
I miliardi delle infrastrutture al Sud per coprire il mancato gettito ICI (Imposta Comunale sugli Immobili)
Per fortuna che il tricolore, almeno per il momento, è salvo (qualcuno molto in alto mi ha confidato che a salvarlo è la fascia di colore verde che tanto piace alla Lega Nord)..
I dubbi rimangono sull’integrità dell’inno nazionale.
“Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta” forse, con l’aria che tira, dobbiamo iniziare ad abituarci a cantare la quarta strofa dell’inno di Mameli.
Così, sempre fieri di appartenere alla Repubblica italiana, ancora una volta con la mano destra sul cuore canteremo che “i bimbi d’Italia si chiaman Balilla”!
Ah, dimenticavo. Dimenticate la parola d’ordine.
Il dialogo è già finito.