“Matera 2019 è anche l’occasione per riscoprire le radici culturali della Basilicata, valorizzando in particolare il rapporto di alcuni autori con i luoghi della Basilicata a cui furono legate le loro opere. Lungo l’itinerario che porta dalla Valsinni di Isabella Morra, ad Albino Pierro e alla sua Tursi, fino ad Aliano, dove uno scrittore torinese, Carlo Levi, gettò il suo sguardo senza pregiudizi sull’arretratezza, ma anche sui valori e sul senso di comunità dei contadini dimenticati del Sud, c’è tutto il senso della nuova rivista che abbiamo promosso”. Così Piero Lacorazza ha spiegato i motivi che hanno spinto il Consiglio regionale a pubblicare “Appennino”, una nuova rivista semestrale di letteratura e arte, diretta dagli scrittori Giuseppe Lupo, Raffaele Nigro e Mimmo Sammartino, che si propone come un luogo dove interpretare il divenire della cultura.
Prima di arrivare ad Aliano, dove il primo numero della rivista, significativamente dedicato a Carlo Levi nel settantesimo anniversario della sua morte, è stato presentato nel pomeriggio in un incontro pubblico, il presidente del Consiglio regionale ha voluto visitare altri due “luoghi della memoria” idealmente legati alla letteratura dell’Appennino: a Valsinni, accompagnato dal sindaco Gaetano Celano, dagli amministratori del Comune e dal proprietario del Castello Morra Vincenzo Rinaldi, ha visitato il parco letterario intitolato ad Isabella Morra; a Tursi, insieme al sindaco Salvatore Cosma, al presidente del parco letterario Franco Ottomano ed agli amministratori del Comune, è stato nella Rabatana e nella casa natale di Albino Pierro, dove tra l’altro ha ricordato di aver presentato, con gli altri componenti dell’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea, una mozione che chiede al Consiglio e alla Giunta di finanziare “un programma di iniziative tese ad onorare, nel ventesimo anniversario della morte, la memoria di Albino Pierro valorizzando i luoghi a lui cari e sollecitando la ricerca e il dibattito letterario sulla figura del grande poeta”.
Poi, ad Aliano, Lacorazza ha ribadito che “‘Appennino’ è un modo per ripartire da questi luoghi, da ‘quelle terre, come scrive Raffaele Nigro, che possono aiutare i figli di una società metropolitana sconquassata a ritrovare la pace con se stessi e il senso perduto della vita’. Ed è anche il nostro modo di testimoniare che dai territori dell’Appennino, in Basilicata e altrove, siamo ‘oltre Eboli’ anche grazie ad una produzione letteraria, al confronto di idee e proposte che guardano alla storia e al passato, da cui abbiamo ancora molto da imparare, ma sono già proiettati verso il futuro, verso ciò che possiamo e vogliamo diventare”.
“Appennino – ha scritto Lacorazza nell’editoriale del primo numero della rivista, che sarà presentata anche in altri due incontri pubblici in programma il 20 e il 21 giugno a Potenza e a Matera – è uno strumento che ha l’ambizione di essere nello stesso tempo affermazione di identità e ricerca di luoghi, indagine sul presente e sguardo sul passato, spazio di parole in viaggio tra voci di geografie in dialogo. Intorno a questo titolo, che allude alla dorsale di un’Italia verticale (e non più orizzontale), trovano ospitalità scrittori, poeti, artisti, filosofi. Ciò che li accomuna, più che l’appartenenza al territorio, è il tipo di sguardo obliquo, mai convenzionale, perfino irriverente; uno sguardo che vorrebbe avere la profondità di un cannocchiale, a metà tra un qui e un altrove, scisso tra il sentirsi appendice di una condizione d’Oriente o avamposto di una dimensione occidentale”.