Potenza, mercoledì 28 maggio 2025 – Ci ha scritto Davide Spadino Pippa coinvolto, suo malgrado, in una polemica su alcuni personaggi chiave della Sfilata dei Turchi che ha animato, per usare un eufemismo, la vigilia di un evento storico-culturale che, ad onor del vero, meriterebbe di essere vissuto in un clima più sereno. Ma tant’è.

Riportiamo di seguito la lettera di Davide Spadino Pippa
Fino ad oggi ho scelto il silenzio, non per mancanza di argomenti, ma per rispetto verso ciò che la festa patronale di San Gerardo rappresenta per me: un momento di fede, identità e coesione.
Non di polemiche.
E invece, quest’anno, la Storica Parata dei Turchi è diventata terreno di scontro, vetrina per personalismi e arroganze, specie sui social. Il caso è nato attorno al personaggio di Civuddin, figura amatissima del corteo, interpretata negli ultimi anni da una persona che, con toni a dir poco sopra le righe, ha rivendicato il ruolo come se fosse un diritto acquisito.
Non lo è. Lo dice chiaramente anche il regolamento: nessun personaggio appartiene a qualcuno “per sempre”.
Dopo quarant’anni di partecipazione alla parata, interpretando diversi ruoli con impegno e passione, avevo espresso il desiderio – legittimo – di vestire i panni di Civuddin. Un desiderio semplice, ma evidentemente scomodo per qualcuno.
Per evitare ulteriori tensioni, l’Amministrazione ha tentato una mediazione proponendomi un altro ruolo, quello del Gran Visir, facendomi persino cucire un costume su misura. Ho accettato, con spirito di collaborazione e per amore della manifestazione.
Non immaginavo che da lì si sarebbe scatenata una macchina del fango alimentata da oppositori politici e dallo stesso interprete di Civuddin, con attacchi personali e una narrazione distorta della realtà.
In un momento storico in cui la politica dovrebbe offrire senso di responsabilità, abbiamo assistito invece a un triste spettacolo: consiglieri e figure pubbliche che, per convenienza o calcolo, si sono schierati, gettando discredito su una persona – il sottoscritto – che ha sempre partecipato con spirito costruttivo. Un gioco al massacro, inaccettabile.
Per questo, nei giorni scorsi, ho riconsegnato l’abito del Gran Visir. Non per ripicca, ma per un atto di dignità.
Per sottrarmi a una strumentalizzazione indegna e per mettere fine a un clima velenoso.
La Parata dei Turchi dovrebbe unire, non dividere. Restituire senso di comunità, non essere terreno di faide personali. Questo è ciò che mi sta più a cuore, ed è l’unico motivo per cui oggi, a malincuore, ho deciso di farmi da parte.
Davide Spadino Pippa