Lunedì 21 ottobre 2024 – Con una nota, Pietro Simonetti (Cseres) denuncia la scandalosa situazione nella quale da anni si trova il palazzo che in Corso Garibaldi a Potenza ospitava la biblioteca provinciale e l’Archivio di Stato.
Simonetti ricorda che “è uno degli edifici emblematici per la storia e la cultura della Basilicata”.”
Nonostante questo, l’edificio – scrive Simonetti – è circondato da impalcature e’ offerto da anni al lavorio del tempo e delle avversità climatiche, decade sempre di più: finestre rotte, infiltrazione di acque e tanta muffa
Oltre ad essere un luogo simbolico, l’edificio, nel centro storico di Potenza, ha un pregio architettonico notevole essendo stato progettato da Ernesto Puppo, uno dei fondatori del Movimento di Architettura Razionalista in Italia ed uno dei pochi architetti italiani a mettere insieme concetti futuristi e razionalisti nei suoi progetti.
Questa importante struttura, appaltata nel 1936 ed inaugurata nel 1940, è stata realizzata in soli 4 anni eppure, come è noto a tutti, – denuncia Simonetti – i lavori di recupero dell’immobile, oggi di proprietà del Ministero della Cultura, destinato a diventare la nuova sede dell’Archivio di Stato di Potenza, sono iniziati da decenni e non sono mai andati avanti, l’edifico resiste con impalcature ormai arrugginite e transenne.
Il fallimento di imprese ed altro – precisa Simonetti – avrebbero bloccato per lunghi anni l’intervento di restauro dell’importante sede culturale che ha visto generazioni di studiosi importanti e di semplici studenti non solo potentini, ma anche provenienti da tutta Europa come testimoniato dai registri della biblioteca, che hanno frequentato le sale di lettura per documentarsi, sviluppare il proprio senso critico, diventare cittadini consapevoli, progettare il proprio futuro.
Non e` più tollerabile che un bene di proprietà della collettività sia abbandonato al degrado e sia stato sottratto alla frequentazione di generazioni di cittadini per problemi amministrativi che, per quanto complessi, non possono compromettere per quasi tre lustri l’utilizzo di un prezioso patrimonio culturale che è di tutti.
Nello stesso tempo l’attuale sede provvisoria in fitto da privati dell’Archivio di Stato non ha più spazio e non puo’ ricevere altri versamenti.
Non è infatti accettabile assistere ad un simile sperpero di risorse pubbliche, in presenza di un finanziamento di 7 milioni di euro.
Solo il prossimo 23 ottobre ci sarà un incontro per un tentativo di transazione del Contenzioso dopo il parere espresso dell’Avvocatura dello Stato. Un ritardo enorme, come e’ accaduto alla riapertura parziale del castello di Lagopesole.
L’odore della muffa, finestre aperte, le infiltrazioni di acqua ed il colore della ruggine, oltre la caduta di pezzi di intonaco, dovrebbe spingere ad agire. Non si può – conclude Simonetti -continuare ad attendere crolli o il definitivo disfacimento di una importante opera architettonica”