Sabato 18 novembre 2023 – La sezione misure di prevenzione della Corte d’Appello di Potenza ha accolto i ricorsi presentati dall’imprenditore potentino Franco Valluzzi, e ha annullato il decreto di confisca del Tribunale di Potenza, relativo a beni mobili e immobili, quote societarie e disponibilità finanziarie per un milione di euro, eseguito nel mese di maggio del 2021 dalla Guardia di Finanza, al termine dell’operazione “Sorpasso”, coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo lucano.
All’imprenditore operante nel commercio di autoveicoli, difeso dagli avvocati Donatello Cimadomo e Vittorio De Bonis, che era stato ritenuto “fiscalmente e socialmente pericoloso, nell’accezione prevista dal Codice antimafia”, al termine delle indagini – che riguardarono gli ultimi 15 anni della attività – furono sequestrati anche una villa di notevole pregio” a Pignola (Potenza) e decine di auto, molte delle quali di grossa cilindrata.
La Corte di appello di Potenza – Sezione misure di prevenzione ha pronunciato il Decreto n. r.g.m.p. 3/2023, in data 02.11.2023 e depositato in data 07.11.2023, notificato alle parti in data 14.11.2023, con il quale dispone l’annullamento del Decreto di Confisca n. 6/2023 r.g.m.p. emesso dal Tribunale di Potenza Sezione Misure di prevenzione in data 09.03.2023.
In particolare, la motivazione della Corte di Appello di Potenza rileva che non sussiste alcun provento di natura illecita, attribuibile al Valluzzi, in quanto la tesi accusatoria rende malgoverno dei principi in tema di imposta sul valore aggiunto che erano alla base della contestazione di natura tributaria già elevata al Valluzzi.
Difatti il tribunale “non motiva affatto, né diversamente avrebbe potuto farlo, circa la esistenza e quantificazione di un profitto automatico in capo all’imputato, soprattutto alla luce del consolidato principio tributario di neutralità in ambito non solo nazionale ma intracomunitario, essendo una imposta che ricade sul consumatore finale, ovvero sull’acquirente del bene o del servizi”.
Tale affermazione statuisce come l’imprenditore potentino non abbia mai acquisito somme di natura illecita o rivenienti da evasione ma, al contrario, le contestazioni sollevate in sede tributaria afferivano esclusivamente a rilievi di natura formale.