Domenica 19 marzo 2023 – Dopo le polemiche sorte tra alcuni cittadini, sulle restrizioni ai consueti falò di San Giuseppe in città, il Sindaco di Matera Domenico Bennardi, ha voluto chiarire il contesto di un divieto che, di fatto, si ripete dal lontano 2015.
“Sono consapevole che le tradizioni in questa città rappresentino un elemento di grande rilevanza identitaria e occasione di socialità, soprattutto per i più piccoli e gli adolescenti da sempre coinvolti nei preparativi dei falò di San Giuseppe. -spiega il sindaco- Questi eventi, però, oggi non possono non tenere conto di un nuovo scenario normativo reso più stingente dai fatti avvenuti la sera del 3 giugno 2017 a Torino, come non possono tenere conto del dover rispettare il più possibile l’ambiente, le aree verdi, gli alberi e non per ultimo le proprietà private.
L’ordinanza, infatti, – prosegue Bennardi – si è resa necessaria, oltre che per i profili di sicurezza, anche quando l’Amministrazione ha appreso che per raccogliere la legna dei falò, alcuni alberi di pino e abete, recentemente piantumati, sono stati recisi alla base; altri, invece, hanno subìto lo spoglio completo dei rami e ora sono ridotti a tronchi.
Sull’aspetto sicurezza, invece, ricordo che la tragedia di piazza San Carlo a Torino – ricorda Bennardi – causò 1.600 feriti e tre morti. Ciò che è successo dopo, è stato parecchio importante per tutti i Comuni e gli enti locali, come per gli organizzatori. Infatti, già il 28 luglio 2017, il ministero dell’Interno ha diffuso una direttiva sui modelli organizzativi, per garantire alti livelli di sicurezza in occasione di manifestazioni pubbliche. Essa ha radicalmente cambiato il modo di affrontare qualsiasi manifestazione pubblica con presenza di folla, ed elencato una serie di linee guida con l’obbligo nazionale attraverso le prefetture di rispettare regole su: accessi, procedure di evacuazione, piani di sicurezza e accessibilità per i mezzi di soccorso. In caso contrario, eventi e manifestazioni non vengono approvate in commissione Pubblico spettacolo.
Oggi, purtroppo, anche per un “semplice falò”, è necessario presentare richiesta di autorizzazione in questura (non in municipio) 30 giorni prima dell’evento, indicando un responsabile maggiorenne per la sicurezza, quindi prevedere le distanze, l’autorizzazione del proprietario dell’area, seguire disposizioni stringenti.
Le ordinanze, che peraltro sono all’incirca le medesime che lo stesso Comune di Matera fa dal 2015, non rappresentano capricci o velleità ideologiche di un sindaco, ma sono il frutto del costante confronto tra amministrazione e questura, tra uffici e dirigenti, e dell’attenta lettura di norme da seguire.
I falò non sono vietati – rimarca Bennardi – si possono fare, ma ovunque in Italia vanno seguite le procedure, nei tempi previsti, rispettando norme oggi rese ancora più stringenti dopo il 2017. In particolare, l’articolo 57 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (TULPS), prevede una licenza anche per i falò da parte della autorità locale di pubblica sicurezza, ovvero il questore e, se in un paese questa figura è assente, ricopre questo ruolo il sindaco.
Nella domanda tesa al rilascio della autorizzazione, andranno indicate una serie di informazioni ai fini di valutare la possibilità dell’accensione e la esistenza delle condizioni soggettive e oggettive di fattibilità dell’evento, quali ad esempio che il luogo di accensione sia in area scoperta; che esista l’autorizzazione all’utilizzo dell’area da parte del proprietario del fondo; il prevedibile numero di persone che potranno assistere; la distanza tra il falò ed abitazioni, altri edifici, ecc. Nel titolo autorizzatorio, andranno indicate tutta una serie di prescrizioni e cautele di sicurezza, per evitare l’insorgere del pericolo di incendi e al fine di tutelare la pubblica incolumità, quali ad esempio: la presenza di una squadra preposta al servizio di vigilanza e pronto intervento in caso di necessità; gli spettatori devono essere posti a debita distanza; la presenza di mezzi e strumenti antincendio; individuare, segnalare e lasciare libere delle vie di fuga; la previsione di un servizio di vigilanza sanitaria; l’area circostante al falò opportunamente segnalata, delimitata e controllata da personale preposto, al fine di impedire l’accesso da parte di non addetti e garantire condizioni di sicurezza.
In definitiva – conclude il sindaco – la sfida per il futuro è cercare di immaginare un percorso collaborativo insieme, cittadini, associazioni, amministrazione e forze dell’ordine, per definite nei tempi giusti e nel rispetto delle regole luoghi, spazi e organizzazione di manifestazioni che, purtroppo, oggi non possono essere più lasciate a spontaneità e improvvisazione. L’amministrazione comunale in questo senso sarà sempre a disposizione”.
IL PD DI MATERA CRITICA LE SCELTE DEL COMUNE
A criticare le scelte del Comune sui fuochi di San Giuseppe è il Pd di Matera che parla di “ipocristia dell’amministrazione Bennardi”.
“Che il concetto di sicurezza sia cambiato nel tempo, di pari passo con l’attenzione al bene pubblico e collettivo, nonché a quello personale e privato, è indubbio. Ma – si precisa in una nota – usi, consuetudini, tradizioni religiose e popolari che hanno formato le coscienze di generazioni intere meritano altrettanto rispetto. Che un’amministrazione, dopo aver emesso ordinanze restrittive, si svincoli con un “ci dispiace” e dei semplicistici “così si fa dal 2015” è a dir poco inaccettabile.
La questione – sostengono i diessini materani – è più complessa e un’amministrazione che si rispetti e che voglia, almeno un minimo, essere riconosciuta come autorevole deve saper affiancare alle criticità le soluzioni senza scaricare sui cittadini compiti ed oneri che non spettano a loro e rendendo fuori legge tutti coloro che vogliono portare avanti una tradizione che affonda le sue radici nella notte dei tempi.
E allora, – si chiede – che sia direttamente il Comune a farsi carico di definire i luoghi e le modalità in cui accendere i fuochi di San Giuseppe, dotandosi di tutte le autorizzazioni del caso e predisponendo i dispositivi di sicurezza idonei. O, se non vuol farlo, che almeno promuova un apposito soggetto a tale ruolo. Tutto il resto, non sono altro che giustificazioni e scuse di scherno di chi non sa come si amministra la cosa pubblica e che ancora una volta dimostra di non riuscire a entrare in empatia con il popolo materano”.