Mercoledì 2 giugno 2021 – La notizia della chiusura della postazione di emergenza-urgenza del 118 nell’area industriale di San Nicola di Melfi, dal 1 giugno scorso, ha allarmato i lavoratori che operano in quella zona, più di diecimila, e le organizzazioni sindacali che li rappresentano. Una decisione dovuta alla carenza di personale infermieristico dirottato, a quanto pare, negli hub vaccinali dislocati sul territorio regionale.
“Una decisione assurda – afferma il segretario regionale della Fismic-Confsal Pasquale Capocasale– tanto più perché adottata in una situazione di emergenza pandemica come lo è quella attuale dovuta al Covid-19.
Il presidio del 118 nell’area industriale di San Nicola di Melfi è di fondamentale importanza per la salute dei tanti lavoratori che operano su quel territorio. Trattasi di una postazione salva-vita dalla quale non si può prescindere e la cui attività va ripristinata al più presto”.
E il fatto che la chiusura della postazione del 118 nell’area industriale di San Nicola di Melfi sia dovuta alla carenza di personale infermieristico non fa altro che aumentare la rabbia dei rappresentanti dei lavoratori.
“Non si può chiudere un presidio di fondamentale importanza per quell’area per carenza di infermieri – sostiene Capocasale-. Capisco che la campagna vaccinale per funzionare al meglio abbia bisogno di personale, ma perchè non sono state assunte nuove maestranze per tale scopo? Perchè sguarnire o addirittura chiudere presidi importanti come quello del 118 di San Nicola di Melfi. Possibile che sia l’azienda sanitaria di Potenza sia la Regione Basilicata abbiano preso tale decisione senza immaginare le conseguenze che essa possa avere sulla salute dei lavoratori? Si rendono conto di quanto strategica e fondamentale sia quella postazione in quell’area industriale?
Mi auguro vivamente che tale assurda decisione possa essere revocata al più presto e che la postazione del 118 ritorni, quanto prima, nella sua piena attività. Per questo avvieremo subito un confronto serrato con le autorità competenti”.
Che la sanità lucana non navighi in buone acque lo dimostrano anche i disagi che i cittadini-utenti devono sopportare recandosi nei presidi sanitari del territorio regionale. Anche in questo caso alla base delle difficoltà ci sarebbero carenze di organico oltre che strutture non rispondenti più alle esigenze odierne.
“Le piante organiche dei vari presidi, ospedali e distretti sanitari, sono ridotti all’osso – spiega il segretario regionale della Fismic-Confsal-. Medici, infermieri e OO.SS scarseggiano. I servizi CUP sono affidati ad aziende esterne con lavoratori che sono precari da circa tre lustri. Mi chiedo quanti anni ancora quest’ultimi dovranno attendere per essere stabilizzati?
Perché la Regione Basilicata non fa dei concorsi per assumere nuove maestranze in sanità e per dare, finalmente, quella stabilità e dignità lavorativa alle maestranze che l’attendono da tempo?
Abbiamo chiesto da mesi un incontro con l’assessore regionale alla Sanità per parlare di questi temi, ma – conclude Capocasale – siamo ancora in attesa di risposta. Crediamo che sottrarsi al confronto non sia la strada giusta per migliorare la sanità in questa regione. E’ giunta l’ora di assumersi delle responsabilità”.