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Sanità

Quando la sanità non funziona: una settimana per una semplice ingessatura di un piede

USB - Ufficio Stampa Basilicata 4 Gennaio 2020
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La storia ce la raccontano Maria Paola Vergallito e Gianfranco Aurilio de “La Siritide“.
E’ la storia di quella che comunemente viene definita mala sanità. Sanità che non funziona. A pagarne le conseguenze sono sempre i cittadini.
Di cosa si tratta? Vi proponiamo l’articolo di Vergallito e Aurilio.

“Si è conclusa ma soltanto dopo una lunghissima settimana, l’odissea sanitaria di una signora 66enne di Teana.
A raccontarci la storia è il marito della signora, Rosario Breglia.
Tutto ha inizio domenica 29 dicembre quando, mentre si trovava in campagna, la signora ha subito un infortunio scivolando e avvertendo subito dopo fortissimi dolori alla caviglia del piede destro.
Impossibilitati, a causa della nevicata che era in corso in quelle ore, a raggiungere altri presidi ospedalieri, il marito accompagna la donna al vicino ospedale di Chiaromonte.
“Ma- ci dice – non sapevamo che di domenica al pronto soccorso di Chiaromonte non è possibile fare radiografie perché non sono previsti turni. L’unica cura che ci viene offerta è una fasciatura da parte dell’unico medico presente assistito da un infermiere.
Il giorno dopo ritorniamo a Chiaromonte e finalmente mia moglie viene sottoposta a radiografia ma, i sanitari, ci avvertono che l’ingessatura dovrà farla all’ospedale di Lagonegro previa prenotazione. Allora prenotiamo telefonicamente e il 2 gennaio raggiungiamo il presidio ospedaliero di Lagonegro.
Arrivati lì ci accoglie un’altra amara sorpresa. L’impossibilità di utilizzare una sedia a rotelle per trasportare mia moglie nel tragitto dalla macchina all’ospedale. Praticamente non c’erano sedie a rotelle disponibili. Abbiamo visto i familiari di una signora di 90 anni trasportare la donna da soli in braccio. Attendiamo con pazienza il nostro turno e quando arriva il momento, pensiamo, finalmente di concludere la nostra odissea ma ci viene detto che non è possibile effettuare ingessatura senza la radiografia. Io ho risposto che a Chiaromonte la radiografia effettuata non c’è stata consegnata perché c’è stato detto che sarebbe stata inviata attraverso il sistema telematico direttamente all’ospedale di Lagonegro. Il servizio, apprendiamo in quel momento, è interrotto dal 30 novembre ed evidentemente a Chiaromonte non lo sapevano.
Per questo motivo sono stato costretto a tornare a Chiaromonte e, pagando 5 euro, ho ottenuto la benedetta radiografia”. Per farla breve la signora si è recata oggi 4 gennaio, dopo quasi una settimana di calvario e chissà affrontando quali sofferenze, a Lagonegro dove finalmente le è stata fatta l’ingessatura che dovrà tenere per un mese .

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Sulla vicenda abbiamo interpellato l’assessore regionale alla sanità Rocco Leone. “Non conosco bene la vicenda – ci ha detto l’assessore– ma se le cose stessero davvero così sarebbe deplorevole, tanto che chiedo io scusa alla signora quale rappresentante delle Istituzioni Regionali. Ma devo verificare cosa sia accaduto realmente e chiederò una specifica relazione. Qualora emergessero responsabilità, qualcuno ne pagherà le conseguenze. Ribadisco che se i fatti trovassero conferma, sarebbe una storia deplorevole”.

Mariapaola Vergallito
Gianfranco Aurilio

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Tag ospedale chiaromonte, ospedale lagonegro
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