Tracciare le traiettorie lungo le quali la Basilicata deve costruire un nuovo modello di sviluppo locale. È l’obiettivo del “Manifesto per il lavoro e per la Basilicata 2030” di Cgil, Cisl e Uil Basilicata, presentato oggi all’attivo unitario che si è svolto al Centro per la creatività di Tito (Potenza). Un evento di straordinaria partecipazione, con oltre duemila lavoratori. Tante le persone in piedi nell’auditorium del Cecilia. Per la grande affluenza si sono registrati rallentamenti allo svincolo di Tito, fino all’ingresso del centro per la creatività. Per Cgil, Cisl e Uil la straordinaria partecipazione alla manifestazione è segno della forte capacità di mobilitazione del sindacato confederale. “La più grande mobilitazione per un’assemblea sindacale degli ultimi 20 anni. Una mobilitazione che continuerà con il programma di assemblee sul territorio e sui posti di lavoro”, commentano i segretari generali Cgil, Cisl e Uil Basilicata, Angelo Summa, Enrico Gambardella e Carmine Vaccaro.
“Abbiamo deciso di convocare gli attivi unitari di Cgil, Cisl e Uil per presentare il nostro Manifesto per il lavoro e per la Basilicata, nel quale abbiamo declinato la nostra idea della Basilicata del domani – ha detto nella sua relazione introduttiva il segretario generale Cgil Basilicata Angelo Summa – Uno sforzo di elaborazione cui ci sentiamo chiamati a fronte dell’assenza della politica, figlia di una lunga e consolidata prassi di ricerca del consenso fine a se stesso, senza uno slancio programmatorio e senza un’idea, un disegno. La Basilicata di oggi è una regione che somma le sue storiche fragilità e la sua marginalità geografica alle ulteriori problematiche che la crisi economica decennale ha aperto. È una regione che si impoverisce e perde le sue risorse migliori, i giovani. È sempre più evidente che la Basilicata è senza rappresentanza politica, asservita ad altri interessi contrari a quelli dei lucani: dal petrolio all’autonomia differenziata. C’è bisogno di confronto e partecipazione per spostare l’azione politica verso gli interessi del nostro territorio. Serve un progetto per la Basilicata da qui ai prossimi anni, avendo come orizzonte l’Europa, la riprogrammazione dei fondi comunitari e soprattutto di una risposta che tenga insieme i bisogni delle persone con l’esigenza di sviluppo di lungo periodo. Non lasceremo sprofondare la nostra comunità e il futuro dei lucani dentro questo declino pericoloso da cui sarà impossibile rialzarsi”.
Ha aggiunto il segretario generale Cisl Basilicata Enrico Gambardella: “Oggi il tema non è il sostegno alla singola impresa o il finanziamento di singole misure, ma saper creare nella nostra regione un ecosistema in grado di calamitare gli investimenti e, a cascata, di creare opportunità di lavoro per i nostri giovani diplomati e laureati e per i tanti disoccupati espulsi dalle fabbriche che vogliono rimettersi in gioco. Per fare questo – continua il leader della Cisl – serve quella visione strategica che è finora mancata nella politica regionale e che ha prodotto misure, a volte frutto di intuizioni brillanti, ma che alla fine si sono rivelate estemporanee e parziali. Con il Manifesto proponiamo un cambio di paradigma in cui le politiche industriali, le politiche per l’innovazione e il capitale umano, le politiche per la modernizzazione della pubblica amministrazione e il riassetto del welfare diventano le declinazioni di un unico grande progetto di sviluppo che ha al centro le persone e il lavoro. Avere una rete di welfare territoriale fatta di asili, assistenza domiciliare, ambulatori ha un impatto diretto sui tassi di partecipazione al mercato del lavoro delle donne; avere scuole di qualità, università e centri di ricerca d’eccellenza significa contribuire alla capacità innovativa delle imprese perché la conoscenza oggi è la vera risorsa critica. Questa è l’idea di futuro che abbiamo per il lavoro e la Basilicata da qui al 2030 e che offriamo alla comunità lucana come base di discussione per un confronto aperto e costruttivo, innanzitutto con la giunta regionale”.
Conclude il segretario generale Uil Basilicata, Carmine Vaccaro: “La sfida che lanciamo è di ridefinire un vero piano di sviluppo regionale a valenza strategica, compartecipato e condiviso da larghi strati della società lucana. Decisivi sono i piani di settore, mettendo a posto le tante filiere produttive sconnesse. Conta il tema della sostenibilità ambientale, delle risorse energetiche, di quelle sociali, demografiche, del welfare e dell’invecchiamento. Un modello di sviluppo più sociale che economico, a marca lucana. Simultaneità e prossimità sono le parole chiave per capire e decidere. Ci aspettiamo ora dalla giunta regionale una bozza che preluda a un progetto regione 2030 compartecipato, per aprire i comparti dell’economia regionale a catene del valore europee ed internazionali. Serve una condivisione tra gli attori dello sviluppo e serve una coesione finanziaria di alto profilo, capace di innervare e sostenere i processi industriali e la nuova imprenditoria. Condivisione che deve nascere attorno a un nuovo patto per lo sviluppo, a nuovi patti locali per i sottosistemi (i giovani e le nuove imprese, l’innovazione tecnologica, l’inclusione sociale, la nuova sanità che guarda al sociale, il petrolio e un fondo specifico, i fondi europei rivalutati per lo sviluppo).Un nuovo inizio”.
“MANIFESTO PER IL LAVORO E PER LA BASILICATA 2030”
SINTESI E PROPOSTE
Dall’agroindustria alle politiche industriali e del lavoro, dai sistemi di welfare alla formazione del capitale umano: queste le singole traiettorie d’impegno e di costruzione di sviluppo per la Basilicata, da tessere in un quadro generale. Nel “Manifesto per il lavoro e per la Basilicata 2030” di Cgil, Cisl e Uil, la Basilicata è immaginata come un telaio, retto da tre assi portanti: la promozione e la tutela della persona, come parte di una comunità di lavoro ma anche come attore e destinatario dei sistemi di protezione sociale; la tutela dell’ambiente, dei borghi che si vanno spopolando, delle città patrimonio dell’umanità; l’intelligenza umana nell’uso delle nuove opportunità che la tecnologia mette a disposizione: l’innovazione non può essere vista come antagonista del lavoro e dello sviluppo, ma frutto delle nuove domande alle quali la società e i giovani provano a dare risposte. Il documento sviluppa così la trama coerente di una regione sistema nel Mezzogiorno, aperta e integrata con i processi globali.
Al centro c’è la questione energetica. Cgil, Cisl e Uil Basilicata chiedono di avviare subito un confronto sul Piano Strategico Regionale, documento fondamentale che la giunta dovrà implementare entro 6/8 mesi dall’insediamento e nel quale contemperare le esigenze di mitigazione del rischio idrogeologico. La presenza della regione lucana tra i territori energetici nazionali permane, sia pure nel quadro dell’auspicata e graduale decarbonizzazione. I sindacati chiedono una adeguata strumentazione di controllo ambientale, allo stato carente, che definisca ruolo e competenze dei soggetti pubblici e privati locali; la salvaguardia ambientale, la sicurezza e l’innovatività degli impianti di lavoro; un nuovo e rifondato Arpab; la programmazione in tempi certi, nel distretto energetico di Val d’Agri, di interventi su chimica verde, biofarmaceutico e bio-sanitario. Rispetto agli accordi ventennali in scadenza tra Stato Regione ed Eni, i sindacati chiedono di andare al di là delle autorizzazioni – l’aspettativa è di costruire un distretto meridionale della sostenibilità socio-ambientale – e di mobilitare e valorizzare il plafond che deriva dalle royalties del petrolio alla Regione Basilicata con uso più razionale e finalizzato al miglioramento delle condizioni di benessere dei cittadini. Nei prossimi 10-20 anni, infatti, l’indotto del barile petrolifero genererà circa 3,4 miliardi di euro.
Agroindustriale. I sindacati chiedono tutela e recupero del valore dei prodotti di qualità; miglioramento dell’organizzazione di filiera nei settori ortofrutta, vitiolivicoltura, cerealicolture; l’istituzione di un marchio territoriale; accordi agro-ambientali ed agro-alimentari tra istituzione e rappresentanza degli interessi categoriali e professionali. Sia strategico il “Fattore A”, come aree interne e accoglienza: progetto che punti al recupero funzionale dei centri storici da inserire in maniera innovativa nella rete distribuita dell’accoglienza che dovrà essere funzionale a incrementare i numeri della ricettività e della fruibilità a scopi culturali e turistici dell’unicum ambientale lucano. Urgente òa valorizzazione della risorsa bosco (energia biomassa, certificazione forestale e linea del legno, linea della arboricoltura da frutto).
Politiche industriali. Occorre diversificare il di mercato e il prodotto a partire dai poli produttivi esistenti. Per quanto riguarda l’automotive, i sindacati propongono l’istituzione di un tavolo con le parti sociali per imprimere una svolta sostenibile nella produzione di motori di nuova generazione. Ritengono, inoltre, che le politiche di competenza della Regione dovranno evitare il conto capitale, ovvero la semplice incentivazione all’occupazione e basarsi su strumenti di maggiore responsabilizzazione dell’imprenditore quali il conto interessi e pacchetti unitari, in cui gli incentivi agli investimenti vengono affiancati da interventi infrastrutturali ad hoc, insieme ad assistenza localizzativa e semplificazione burocratica. Complementare è il monitoraggio del sistema degli incentivi regionali alle imprese e d’integrazione con i servizi a costi contenuti, che potrebbero essere erogati dalle società partecipate dalla Regione. Utile è a tal fine la costituzione tra le Regioni di una struttura di missione, compartecipata dalle forze sociali, capace di implementare una progettualità dedicata alla ZES ionica. Importante la ripresa dell’azione della S3, documento che già prevede l’impiego di risorse certe per la messa a sistema dell’innovazione in settori strategici quali agricoltura, industria automobilistica, energia, sistema culturale.
Welfare e sanità. I sindacati chiedono percorsi di cura programmati per la presa in carico dei pazienti (pacchetti di prestazioni per alcune delle principali patologie croniche ed invalidanti, quelle oncologiche, quelle cardiologiche, oltreché per servizi a rilevanza sociale come la maternità, l’infanzia, la medicina sportiva ed allergologica). Per battere le liste di attesa la proposta è di sistema “open-access” attivato in Toscana: offrire la prestazione in tempo reale (Just in time). Chiedono, inoltre, di dare attuazione al modello del Piano sociale con un rilevante protagonismo delle funzioni pubbliche dei servizi, rivedendo e delimitando il sistema di accreditamento del privato. Un altro tassello fondamentale del sistema integrato di welfare regionale attiene alla istituzione di un Fondo regionale per la non autosufficienza e la necessità di accelerare le fasi attuative della legge regionale 29/2017 sulla promozione dell’invecchiamento attivo e la solidarietà intergenerazionale.
Ricerca e università. La sfida è di fare interventi di estrema qualità e di efficace collegamento ed apparentamento con circuiti e con strutture di rilievo nei campi delle scienze umane, della ricerca operativa e delle infrastrutture tecnologiche. Per favorire questo processo, la Basilicata dovrà mettere sul piatto risorse significative, tramite i meccanismi del “precommercial public procurement” previsti dall’attuale programmazione dei fondi SIE, sia selezionando meglio i finanziamenti europei. L’opportunità di Industria 4.0 va colta pienamente, avviando un dialogo con il governo per mettere a sistema le risorse dell’Asse I del PO FESR regionale con quelle disponibili su Industria 4.0.
Politiche del lavoro. I sindacati chiedono l’attuazione partecipata e cogestita con le forze sociali del progetto di “Capitale lavoro”, il riordino del sistema Agelab-Cpi, con un modello decisionale compartecipato da forze sociali, produttive e professionali; un progetto giovani sul modello centrato su 50 laboratori comunali di creazione di attività e lavoro; forme di tirocinio e di avviamento al lavoro con forme preassuntive nella pubblica amministrazione; investire sui talenti, sul modello sardo, assegnando doti di ricerca a progetti presentati da giovani laureati e da strutture universitarie lucane e/o nazionali-estere; riforma della filiera istruzione-formazione-lavoro con grande attenzione al ruolo delle istituzioni scolastiche e del sistema di formazione non a catalogo e più tarato sul profiling richiesto dalle aziende per favorire un apprendimento facilmente spendibile sul mercato del lavoro e accrescere le potenzialità dei territori attraverso l’apporto innovativo delle nuove generazioni. In particolare sono da privilegiare gli ambiti della formazione professionale e formazione continua fortemente integrata con il tessuto produttivo e con la cooperazione con le parti sociali.
Politiche d’innovazione. Il modello che si propone è quello di un’Agenzia Digitale Regionale, sperimentato in altre regioni italiane, che internalizzi competenze e strumenti di programmazione, progettazione e intervento in materia digitale. L’Agenzia dovrebbe coordinare a livello locale, la parte della programmazione statale che riguarda la Basilicata.
Politiche culturali e Matera 2019. Occorre recuperare i ritardi maturati in questi anni e costruire comunque le condizioni perché, a partire dal 1 gennaio 2020, la città di Matera rappresenti un ulteriore esempio di città che ha saputo fare del rinnovamento urbano, della modernizzazione infrastrutturale e dal un processo di valorizzazione della cultura della città e del suo territorio come di quello provinciale, regionale in relazione con quello dell’intero Mezzogiorno, un fattore di crescita e sviluppo socioeconomico reso disponibile anche grazie al dispiegarsi delle potenzialità delle nuove tecnologie. Su queste potenzialità bisogna costruire opportunità concrete, con agevolazioni e facilitazioni verso il mercato per costruire una identità turistica di tutta la Basilicata basata sulla cultura che possa far vivere un intero territorio puntando al miglioramento della qualità di locali, eventi, ambito ricettivo presenti nei punti strategici tra cui la Val Basento, la Valle del Sinni, i castelli e percorsi federiciani, le aree archeologiche di Metaponto e Policoro, i parchi letterari di Tursi e Valsinni.
Moderna amministrazione pubblica. Le linee di intervento individuate da CGIL, CISL e UIL di Basilicata passano attraverso una profonda ristrutturazione e riorganizzazione della macchina amministrativa regionale e territoriale. Chiara e netta deve essere la scelta di rilanciare il ruolo precipuo di istituzione politica di governo attraverso il rafforzamento e qualificazione delle funzioni di indirizzo, programmazione e legislazione. Serve un vero e proprio piano di rafforzamento amministrativo per migliorare la capacità amministrativa degli enti regionali e subregionali. Occorre da subito completare i processi di stabilizzazione del personale che ha i requisiti di cui alla Legge Madia, superando una condizione atavica di precarietà di quei lavoratori che tutt’ora operano negli enti regionali e sub regionali molti dei quali già rientranti nei piani dei fabbisogni assunzionali; avviare una stagione di concorsi nella pubblica amministrazione (Regione, Provincia, Comuni, Società partecipate), analogamente a quanto fatto nelle altre Regioni, che riporti competenza e merito nelle nostre amministrazioni pubbliche. Decisivo è il confronto sul tema dell’autonomia differenziata che non può e non deve valicare il principio di coesione nazionale, di solidarietà e la tutela dell’unità giuridica e economica del Paese.
Legalità e appalti. Centrale è il nodo degli appalti settore che, con le deroghe introdotte dal Decreto crescita rischia di essere ulteriormente esposto a fenomeni di illegalità e corruttela. In questo quadro è ancor più necessario rafforzare il ruolo della Stazione Unica Appaltante e intervenire sulla Legge 24/2010, che disciplina il mantenimento dei livelli occupazionali nei cambi di appalto, rafforzando la cogenza della previsione della clausola sociale.