“Salve, volevo denunciare un caso di mala sanità che mi è capitato
all’ospedale di Policoro “Giovanni Paolo II“.
Inizia così la lettera che un nostro lettore ha inviato alla nostra redazione per raccontare le vicessitudini vissute nell’ospedale di Policoro dove è stato costretto a ricoverare il figlio di nove anni.
“Praticamente mi trovavo in vacanza a Metaponto quando mio figlio di solo 9 anni – racconta il nostro lettore – ha iniziato a vomitare. Conoscendo mio figlio che ha il problema che quando inizia a vomitare lo fa con una frequenza che mi porta a correre in ospedale per disidratazione e perdita di coscienza, ma appunto, non essendo a Potenza, ho dovuto chiamare il 118.
Di qui inizia l’assurda avventura da film.
Intorno alle 22:00 chiamo il 118 e spiego cosa aveva mio figlio. Arriva
verso le 22:40…celere il servizio😒, con a bordo due brave persone
cordiali ed educate ma che non sanno fare altro che misurare la
pressione…erano l’autista e una semplice infermiera.
Corriamo al pronto soccorso a Policoro e verso le 23: 30 fanno entrare mio figlio con mia moglie e lo tengono su una barella in un corridoio per circa 2 ore.
Poi arriva una “presunta pediatra” (così si classifica) che dice che il
bambino sta bene e dopo che mia moglie gli mette davanti la paura di una disidratazione viste le molteplici quantità di manifestazioni di vomito decide di visitarlo….
Fatta la visita dice che possiamo andare via.
Dopo 5 minuti dalla sua diagnosi – si racconta ancora nella lettera – mio figlio vomita di nuovo. Mia moglie chiama la dottoressa e arriva un infermiera che con voce ferma e imponente dice a mia moglie:
“SIGNORA LA PEDIATRA HA DETTO CHE IL BAMBINO STA’ BENE , QUINDI 5 MINUTI E DOVETE ANDARE VIA”.
Mia moglie disorientata, impaurita per le condizioni di nostro figlio,
piangendo mi telefona (io ero fuori il pronto soccorso perché non mi
facevano entrare) e mi chiede di fare qualcosa perché il piccolo stava male: continuava a vomitare ed era sempre più debole.
A quel punto ho preteso di entrare e una volta riuscito, ho imposto alla dottoressa di fare una flebo per idratare il bambino che ormai era quasi incosciente, minacciando di chiamare i carabinieri se ciò non venisse fatto.
Con un gesto di stizza, infastidita, dice all’infermiera di fare questa flebo ma che dopo dovevamo andare via.
Fatta questa flebo per idratare il bimbo, ho firmato il foglio della
dimissione e solo dopo mi sono accorto che come ora di accettazione è stata messa a verbale quella dell’ingresso nella stanza quasi l’1:30 e non quella dell’arrivo dell’ambulanza.
Morale della favola, – conclude il nostro lettore – arrivo a Potenza mio figlio riceve le giuste cure e
oggi è a casa con noi che sta bene.
Ho vissuto una notte da incubo nell’ospedale di Policoro tra maleducazione, incompetenza e menefreghismo da parte di chi dovrebbe pensare e far star bene.