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Quando la critica diventa volgarità. A chi giova?

USB - Ufficio Stampa Basilicata 11 Gennaio 2019
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Non è amareggiato il sindaco di Potenza, Dario De Luca, per i volgari messaggi ricevuti da chi, dall’alto della sua ignoranza e presunzione, ha pensato bene di esprime giudizi su alcune scelte dell’amministrazione comunale, attingendo al peggior vocabolario in suo possesso.
Dario De Luca è soprattutto preoccupato. Lo è, da primo cittadino, per la deriva di una società nella quale, facendo anche uso della rete, ci si sente in diritto di usare il turpiloquio, di bestemmiare, di usare un linguaggio da trivio soltanto per dire: “Sindaco, non condivido quello che hai fatto”.
Sarebbe troppo chiedere di usare questo un linguaggio più civile e più rispettoso? Si, si chiederebbe troppo. Perché queste persone, questo linguaggio, lo hanno rimosso per diventare “bulli”. E come i bulli, hanno bisogno della “corte”, di chi, come loro, condivide queste porcate. E la rete offre loro su un piatto d’argento l’occasione perché il proprio messaggio a luci rosse lo leggano in molti. Deriva educativa.
Dario De Luca è preoccupato per questo. Perché molti messaggi scurrili e volgari, dai quali si evince un vero e proprio odio verso l’istituzione, sono stati inviati da giovanissimi, qualcuno nascondendosi dietro uno pseudonimo, utilizzando quello “sfogatoio” che purtroppo in alcuni casi, come questo, diventa la rete. Giovanissimi. Per questo motivo, Dario De Luca, ha rivolto un appello a genitori, docenti, educatori “affinché, ognuno per quanto di propria competenza, facciano del rispetto un punto fermo e individuino l’offesa altrui come un disagio da affrontare e non come una pratica da ignorare”.
Il rispetto. Dovrebbe essere un valore scontato da inculcare ai giovani sin dai primi anni di vita. Ma questo richiede che si diano buoni esempi. Purtroppo così non è. Non lo è perché il cattivo esempio viene proprio da chi dovrebbe proporre stili di vita sani.
Non vogliamo buttare la croce sui genitori, non foss’altro perché anche noi lo siamo. Ma il papà o la mamma che prende a schiaffi il professore si è chiesto quale messaggio manda al proprio figlio? Proviamo a decodificarlo: “Figlio mio non rispettare il prof, fai bene ad insultarlo”. Quel ragazzo sui social si sentirà autorizzato a scagliarsi in maniera volgare contro il De Luca di turno, reo di aver fatto scelte non condivisibili.  Quel ragazzo diverrà adulto convinto che questa sia la strada da percorrere.
Per evitarlo bisogna impegnarsi, tutti, non lasciando soli i genitori nel loro difficile, molto difficile, compito di educare i propri figli: scuola, agenzie educative, associazioni. Tutti insieme.
Al sindaco De Luca va la nostra solidarietà con l’impegno di provare a dare il nostro contributo per aiutare i giovani a crescere possibilmente più sani. Lo faremo con umiltà, rispetto, e con la consapevolezza che questo debba diventare un dovere di tutti.

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