Il Decreto Sicurezza, già contestato da più parti all’atto della sua stesura, è oggetto di dibattito dopo la presa di posizione di alcuni sindaci che hanno deciso di disattendere le disposizioni ministeriali.
Solidarietà viene espressa dal consigliere regionale del Gruppo Misto, Giannino Romaniello, il quale già all’inizio di dicembre, con una mozione, aveva impegnato la Giunta regionale a porre, al tavolo della Conferenza delle Regioni, il tema delicatissimo riguardante i nefasti effetti che il decreto “sicurezza” avrebbe determinato qualora non modificato.
Romaniello auspica “che anche i sindaci della Basilicata facciano sentire la propria voce affinché si modifichi il decreto, rappresentanti di un territorio che grazie alle attività promosse dal Presidente della Commissione migranti, Pietro Simonetti, e dal fattivo impegno delle associazioni di volontariato, ha saputo gestire correttamente il processo di accoglienza.
A quanti tendono a creare contrapposizione tra italiani e immigrati ricordo che- aggiunge Romaniello – il tema sicurezza, lavoro, diritti civili non ha distinzioni di territori, di colore e di etnia”.
Un appello ai sindaci della Basilicata di disapplicare, come già fatto in altri Comuni italiani, la norma che impedisce l’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo viene rivolto dal segretario regionale della Cgil Angelo Summa.
“Quello all’iscrizione all’anagrafe è un diritto elementare: dice semplicemente che una persona esiste ed è radicata in un determinato territorio. Non riconoscerlo – sostiene Summa – determina una discriminazione nel godimento di fondamentali diritti ad esso connessi, quali il diritto alla salute che si concretizza nell’accesso all’assistenza sanitaria pubblica che in questo caso verrebbe negata in palese violazione dell’articolo 32 della nostra carta costituzionale”.
Per Summa è ancora più grave la cancellazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari scelta che, oltre ad essere aberrante dal punto di vista umano, determinerà che un gran numero di stranieri, ben lungi dall’essere rimpatriati, resterà sul territorio da irregolare, condannato a vivere di espedienti col rischio reale di trasformare il decreto sicurezza in un decreto insicurezza.
“Il Decreto Sicurezza – sostiene Summa – è figlio di una cultura xenofoba che ha individuato il nemico nello straniero ed è frutto di una legiferazione che va in senso contrario ad una scrittura di norme costituzionalmente orientata. Si tratta di norme di pura propaganda che, in nome di una paventata sicurezza, cancellano un principio fondamentale del nostro ordinamento che è quello della integrazione e dell’accoglienza e ledendo apertamente l’imprescindibile principio di uguaglianza che pervade tutta la nostra Costituzione”.