Una panoramica sulla scuola italiana dal secondo dopoguerra ad oggi, lungo il percorso strutturale dell’istruzione, svolta con l’attenzione e l’esperienza di chi la scuola l’ha vissuta appieno da educatore, studioso, dirigente.
“Conversazioni pedagogiche”(Editrice Universosud) è il libro – intervista di Nicola Pascalea cura di Gianfranco Blasi, presentato, lunedì 10 dicembre a Potenza, presso il Comincenter.
All’evento, moderato dalla giornalista Cinzia Grenci, hanno preso, parte con gli autori, Antonio Candela, editore e Ceo Universosud, Roberto Falotico, assessore alla Cultura del Comune di Potenza, Gerardo Antonio Pinto, dirigente tecnico Miur, Mario Santoro, docente di scuola secondaria di II grado, Emilio Lastrucci, docente Unibas. Proiettato, in apertura, un videomessaggio di Lorenzo Fioramonti, viceministro del Miur.
Nicola Pascale, Accademico Tiberino e Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, già docente universitario, ha svolto, tra i numerosi incarichi di rilievo della sua carriera, il ruolo di dirigente scolastico e dirigente tecnico del Miur.
Nel dialogo, svolto con il giornalista e scrittore Gianfranco Blasi, si pone al centro dell’analisi la scuola italiana, tanto dal punto di vista strutturale ed organizzativo, quanto da quello tecnico e legislativo, per un’istituzione, la scuola appunto, che nel tempo è cambiata (in maniera anche significativa) e che continua a cambiare, tra nuovi linguaggi e nuove tecnologie.
La scuola, come la famiglia, rappresenta il punto di partenza per la formazione di ogni individuo. Formazione culturale, certo, di pari passo con la formazione personale, fondamentale per lo sviluppo dei rapporti umani e delle relazioni sociali. La scuola, a cui le famiglie affidano i propri bambini e ragazzi, uomini e donne del domani, secondo un rapporto di fiducia che non dovrebbe mai venire meno.
L’opera di Pascale e Blasi affronta, in maniera agile ma non superficiale, un tema impegnativo e articolato su più livelli, sicuro spunto di riflessione per il lettore, contestualizzando l’istituzione scolastica nella società, identificando valori educativi.
“Valorizzare la persona umana, svilupparla in modo integrale, cioè avendo cura di tutte le sue dimensioni, da quella sociale, a quella culturale, a quella intellettiva, a quella religiosa, a quella civica, a quella etica – spiega Pascale– Questo significa tener conto dei valori fondamentali. Educando l’uomo educhi la persona, educando la persona al meglio ne fai un cittadino pronto per entrare in una società moderna”.
Alla luce della sua esperienza, abbiamo chiesto a Nicola Pascale di fare il punto sulla scuola di oggi:
“La scuola oggi avrebbe bisogno di maggiore cura, di maggiore premura, di maggiore attenzione, ma non soltanto dagli addetti al settore, dirigenti, docenti, genitori, ma soprattutto dalla società intera. L’Italia ancora investe poco sulla scuola in confronto alla media europea, per cui maggiori investimenti ma soprattutto una maggiore attenzione a tutto ciò che ruota intorno alla scuola è da preferirsi e soprattutto da augurarsi”.
E la scuola in Basilicata, quindi anche l’università?
“La Basilicata essendo una regione marginale dovrebbe fare ancora di più. Noi abbiamo un problema enorme, che è quello dello spopolamento, abbiamo pochissimi bambini in edifici che si svuotano lentamente e regolarmente. Bisognerebbe ripopolare i piccoli centri e possibilmente trovare delle strutture che accentrino i servizi in una maniera più o meno baricentrica, ma soprattutto gli enti locali dovrebbero fare una parte migliore e maggiore nei confronti della scuola”.
Cosa tiene a sottolineare del suo libro?
“La disattenzione che io rilevo in questo periodo nei confronti della scuola. Disattenzione generalizzata quindi io, la società italiana in genere, ma quella occidentale complessivamente, mi augurerei una maggiore premura nei confronti della scuola. La scuola è come se fosse abbandonata a se stessa, non deve essere emarginata, deve essere riportata al centro dell’attenzione. Per cui anche la Basilicata deve rispondere a questa esigenza, a cominciare dai dirigenti regionali, dalla classe politica in genere ma soprattutto dai 131 sindaci con tutti i consiglieri comunali che dovrebbero avere una maggiore attenzione. Quindi, provvedimenti più adeguati, più rispondenti alle esigenze della scuola, a cominciare dagli edifici scolastici, agli arredi scolastici, ai servizi di mensa e trasporto”.
A Gianfranco Blasi abbiamo chiesto cosa è emerso dal dialogo con Pascale per quanto riguarda la scuola oggi:
“Gli aspetti salienti riguardano una scuola che in questa fase storica è malata, perché non riesce a dispiegare tutta la sua funzione e tutte le sue potenzialità. C’è un problema strutturale, organizzativo, legislativo, ma c’è anche un problema di educazione sentimentale alla scuola. La scuola pubblica deve tornare a svolgere una funzione fondamentale di formazione larga alla conoscenza, all’apprendimento. Più la scuola pubblica funziona, più i nostri giovani saranno formati a costruire una società migliore. Credo che questa società in qualche modo, come anche questa politica, sia lo specchio di una scuola malata”.
Un aspetto del libro particolarmente interessante?
“L’ultimo capitolo del libro si riferisce ai nuovi linguaggi, al mondo che è cambiato grazie ad internet, agli smartphone, grazie a tutto quello che rimbalza attraverso la rete. La scuola deve recuperare anche questa dimensione. Bisogna che dentro la scuola ci siano i nuovi linguaggi, bisogna pensare bene e veloce. Questa è anche una sfida di una nuova scuola che si avvia a conquistare i cuori del nuovo millennio”.