Sarà presto per parlare di rinascita, sarà prematuro ogni riferimento ad un nuovo corso per il Potenza (anche perché la categoria ha dimostrato di essere davvero competitiva e stancante). L’unica cosa certa ed inconfutabile sono i numeri dei rossoblù dall’avvento di Raffaele alla guida tecnica del club.
Il 43enne neo allenatore del leone rampante, varcati in punta di piedi i cancelli del Viviani, senza proclami di grandezza ma con la “sola” voglia di lavorare e di sfruttare l’occasione che gli è stata offerta, è riuscito a far conquistare ai suoi uomini ben 7 punti in tre gare riuscendo ed espugnare campi ostici come Rende e Siracusa. Due vittorie in trasferta ed un pareggio tra le mura amiche hanno fatto risalire il Potenza da quel fondo classifica che stava iniziando a “condizionare” la squadra e la piazza ancora ubriaca dai risultati dell’anno scorso. Ed invece ecco il balzo a metà classifica ha portato il Potenza fianco a fianco alle più quotate Catanzaro e Virtus Francavilla. Una buona ventata di ottimismo, dunque, che ovviamente non sarà foriera di proclami di grandezza.
Il Potenza deve continuare sulla strada dell’umiltà e della dedizione al lavoro, mirando sempre al vero obiettivo stagionale ovvero la salvezza. Una volta raggiunta, si spera il prima possibile, allora tutto quello che arriverà in più sarà qualcosa di eccezionale. Nell’ultimo mese la formazione ha espresso potenzialità maggiori rispetto a quelle emerse nelle prime gare ma comunque non si nascondono fragilità di ordine tattico e mentale. Siracusa è stata la prima gara, Rende a parte, dove i rossoblù, una volta passati in vantaggio, non hanno subito la rimonta degli avversari. E questo è un segnale molto importante perché denota dal punto di vista menatale un rendimento migliore.
Quanto fatto finora è ormai consegnato alla storia
Chi davvero punta a qualcosa di importante deve puntare sempre al presente ed al futuro, trovando nel passato un motivo di crescita. I ragazzi di mister Raffaele dovranno dunque concentrarsi sull’immediato passato, sul presente che si chiama Sicula Leonzio e sul futuro che ha i colori rossoazzurro del Catania. Ed allora sul tragitto del Potenza c’è proprio la Sicilia, paese del triscele, terra del ciclope Polifemo che la mitologia greca descrive “pari a un dio, la cui forza è grandissima fra tutti i ciclopi: lo generò la ninfa Toòsa, la figlia di Forco che si cura del mare infecondo, congiuntasi con Posidone in grotte profonde”.
La sfida dei “leoni” sarà dunque ardua per uscire indenne dal triplice scontro con il gigante Polifemo. Un punto, anzi tre, è già stato messo a segno. Altri saranno a disposizione dei rossoblù che dovranno munirsi di coraggio convinzione ed orgoglio per riuscire nell’arduo compito di sconfiggere il gigante monoculare con l’astuzia di Ulisse per spuntarla in un’impresa che non è riuscita a … Nessuno.
“Lanciò un grande urlo pauroso: rimbombò intorno la roccia. Dall’occhio si svelse il palo, sporco di molto sangue. Lo scagliò con le mani lontano da sé, smaniando: poi chiamò a gran voce i Ciclopi, che lì intorno in spelonche abitavano. Quelli, udendo il suo grido, arrivarono chi di qua chi di là e, fermatisi presso il suo antro, chiedevano «Perché, Polifemo, sei così afflitto e hai gridato così nella notte divina, forse qualcuno ti uccide con l’inganno o la forza? Ad essi il forte Polifemo rispose dall’antro: «Nessuno, amici, mi uccide con l’inganno, non con la forza». Ed essi rispondendo dissero alate parole: «Se dunque nessuno ti fa violenza e sei solo, non puoi certo evitare il morbo del grande Zeus: allora tu prega tuo padre, Posidone signore».
Ulisse – Dicevano così, e rise il mio cuore, perché il nome mio e l’astuzia perfetta l’aveva ingannato”
Odissea – Libro IX, vv. 250-295; 344-414.