Si attendeva un provvedimento da parte della Direzione Generale dell’Azienda “San Carlo” dopo l’indagine della magistratura sul reparto di Radioterapia del nosocomio potentino. Cosa è emerso è ormai noto: l’apparecchiatura impiegata non sarebbe nuova, come previsto dal capitolato d’appalto, ma sarebbe stata già installata in un’altra struttura ospedaliera sebbene mai utilizzata. Una sorta di “chilometro zero”, per intenderci, datata 2008. Alla luce di quanto emerso, la Direzione del “San Carlo” ha deciso di avviare “il procedimento di risoluzione contrattuale con la ditta Fora (ex Forali) per il servizio di erogazione di prestazioni di Radioterapia”. Decisione adottata dopo che si è scoperto che “l’Acceleratore Lineare Clinac IX (matricola 4082) non è stato fornito in conformità a quanto prescritto dall’art. 4 del Capitolato speciale di gara (obbligo di fornire beni di produzione corrente, nuovi di fabbrica, non ricondizionati né riassemblati), ma trattasi – si precisa nella nota dell’Azienda – di macchina già installata in precedenza presso altro cliente”.
Una vicenda che indispettisce non foss’altro perché parliamo di salute. Proprio per questo motivo, ci lascia ancor più perplessi quanto dichiarato dal presidente di Fora, Carlo Degano, nell’incontro che ha avuto con la vice presidente della Giunta Regionale, Flavia Franconi, che l’aveva convocato per chiarire una vicenda che, diciamolo, ha sconvolto l’opinione pubblica.
Degano “ha assicurato – si legge in una nota del Dipartimento – la piena collaborazione affinché sia data piena evidenza di come ha operato la società Fora nell’interesse della sanità lucana, impegnandosi a darne conseguenti riscontri”. Alla luce di quanto emerso dall’inchiesta della magistratura, che non escluderebbe una truffa ai danni dell’Azienda ospedaliera potentina, qualche dubbio su “come ha operato nell’interesse della sanità lucana” sorgerebbe. Certamente sono sorti alla direzione generale del “San Carlo” se ha deciso di avviare il procedimento di risoluzione.
La vicenda della Radioterapia giunge a pochi mesi dall’inchiesta sulla sanità in Basilicata che ha coinvolto, fra gli altri, il presidente della Giunta regionale, Marcello Pittella, e il commissario dell’Asm, Pietro Quinto. E a qualche giorno dalla notizia, riportata da alcuni quotidiani, di un’indagine della magistratura sulla nomina dei commissari delle Aziende ospedaliere, nomine che sarebbero state fatte in violazione della legge regionale, come denunciato con un esposto dalla Cgil. Indagati, in concorso con i componenti della Giunta sono anche il dirigente generale del Dipartimento presidenza della Giunta, Vito Marsico; il commissario dell’Azienda ospedaliera “San Carlo”, Rocco Maglietta; il direttore generale al Crob di Rionero, Giovanni Battista Bochicchio; il commissario all’Asm, Piero Quinto, dimessosi dall’incarico dopo l’arresto del 6 luglio scorso. In attesa che la magistratura faccia piena luce su quanto si sarebbe verificato nella sanità lucana, non mancano giudizi affrettati da parte di chi, come spesso accade, si erge a giudice e non mancano strumentalizzazioni politiche che certamente non aiutano a fare chiarezza sulla gestione di un settore vitale per i cittadini.
Se qualcuno ha sbagliato è giunto che paghi. Ma lasciamo che a deciderlo siano i magistrati nelle sedi competenti.