Un giro di affari di circa un milione di euro frutto di truffe ad assicurazioni e clonazione di veicoli rubati è stato scoperto dalla Guardia di Finanza e dalla Sezione di Potenza del Compartimento della Polizia Stradale “Basilicata-Campania” a conclusione dell’operazione denominata “El Cid”.
A gestire il sodalizio era il titolare di un’agenzia di pratiche auto a Castello di Cisterna, in provincia di Napoli, il quale a sua volta era
coadiuvato da soggetti disponibili a sottoscrivere certificati di proprietà falsificati.
Le indagini sono iniziate nel 2016 con l’individuazione di un giovane potentino nullatenente (nel frattempo deceduto) intestatario di diverse decine di autovetture. Elemento questo che ha insospettito non poco, facendo ipotizzare che potesse trattarsi di un prestanome, essendo tra l’altro intestatario anche delle polizze assicurative.
Gli approfondimenti di natura documentale sui passaggi di proprietà dei veicoli coinvolti e sulle polizze, nonché sui moduli di constatazione amichevole (CID, da cui il nome dell’operazione) hanno fatto emergere il coinvolgimento del titolare dell’agenzia automobilistica di Castello di Cisterna.
Gli investigatori hanno notato che gli incidenti denunciati si erano verificati, stando a quanto dichiarato dalle parti, senza mai registrare feriti e che, tra i vantaggi conseguiti dall’organizzazione, vi era quello di stipulare polizze assicurative alle tariffe molto più vantaggiose previste per i residenti nella provincia di Potenza rispetto a quelle campane.
Il metodo adottato garantiva, altresì, il mancato pagamento di sanzioni per violazioni al codice della strada e pedaggi autostradali, ovviamente inesigibili da un soggetto nullatenente.
Sulla base degli elementi acquisiti, è stato ricostruito un disegno criminoso attuato per circa tre anni che ha consentito all’organizzazione di lucrare sui risarcimenti da parte delle
compagnie assicurative per un valore complessivo pari a circa 80.000 euro.
Tenuto conto anche del risparmio assicurativo ottenuto dagli effettivi utilizzatori dei veicoli monitorati, il giro d’affari illecito stimato ammonterebbe a circa un milione di euro.
L’accortezza di evitare l’indicazione di lesioni causate dagli
incidenti rispondeva all’esigenza di non coinvolgere soggetti terzi (medici, interventi di soccorso, legali, strutture sanitarie, datori di lavoro) e mantenere un profilo basso utile a non destare particolari attenzioni.
Nonostante ciò, i responsabili della truffa sono incappati in alcuni errori, quali quello di documentare alcuni sinistri indicando un conducente in realtà già deceduto, un passaggio di proprietà da parte di un soggetto in quel momento ricoverato presso strutture sanitarie e un contratto di matrimonio falsificato (uno dei finti coniugi era già deceduto) utilizzato per fruire di una classe di rischio più favorevole. Tutte anomalie che, unite alla frequenza dei sinistri, hanno anche
destato i sospetti delle compagnie assicurative che hanno nel tempo cominciato a sporgere querela.
Altra attività delinquenziale del gruppo è consistita nell’immatricolazione di veicoli apparentemente provenienti dall’estero ma, di fatto, di origine illecita, in quanto ne è stata rilevata l’alterazione dei numeri di telaio nonché dei relativi
documenti di circolazione.
L’efficienza criminale dell’organizzazione era tale da consentire l’occultamento della reale provenienza dei veicoli nel giro di
pochissimi giorni dal furto. Ricettava auto rubate in Italia che venivano immediatamente dotate di numeri di telaio appartenenti a veicoli realmente circolanti in vari paesi europei (Germania, Francia e Spagna).
Successivamente, grazie all’opera di un falsario, producevano documenti falsi (carte di circolazione tedesche, francesi o spagnole) di ottima fattura, con i quali veniva avviata la pratica di nazionalizzazione, tramite l’Agenzia di pratiche
auto di Castello di Cisterna, alla Motorizzazione Civile di Napoli che rilasciava targhe e documenti di circolazione attestando, in maniera inconsapevole, la liceità delle autovetture.
L’intervento delle forze dell’ordine, oltre ad aver interrotto l’azione fraudolenta che perdurava da diversi anni, ha permesso di
rintracciare e sequestrare cinque autovetture restituite alle vittime dei furti.
Complessivamente sono stati denunciati a piede libero 68 soggetti. Dieci persone, tra cui tre titolari di autorivendite e il titolare di un’agenzia automobilistica sono state segnalate per associazione a delinquere finalizzata alle truffe assicurative e al riciclaggio di autoveicoli rubati.
I sinistri denunciati ma mai verificatisi sono stati 40 mentre gli esercizi di rivendita di autoveicoli coinvolti sono stati in tutto 4, di cui 3 a Potenza e 1 in provincia di Napoli.
Le compagnie assicurative truffate sono state 10 e e 104 i veicoli radiati in quanto oggetto di fittizia intestazione.