Il segretario regionale dei Radicali Lucani, Maurizio Bolognetti (nella foto di copertina durante una delle manifestazioni di protesta davanti al Cova), torna sulla questione petrolio e, in particolare, sulla situazione creatasi in Val d’Agri dopo che Eni, attraverso suoi esperti, ha in pratica contestato i risultati della Vis (Valutazione d’Impatto Sanitario), studio condotto dal prof. Fabrizio Bianchi del Cnr di Pisa su un campione di mille persone tra i residenti della zona.
Come si ricorderà, i dati confermerebbero un aumento di casi di tumori tra gli abitanti di Grumento Nova e Viggiano, rispetto a quelli di altri centri della valle.
Secondo gli esperti Eni in Val d’Agri invece non ci sarebbe “nessun allarme sanitario”. Il prof. Bianchi ovviamente conferma i dati e risponderà all’Eni in un pubblico incontro in programma nei prossimi giorni a Viggiano.
Ma intanto, come dicevamo, è il segretario regionale dei Radicali Lucani, Maurizio Bolognetti, a contestare all’Eni questa sorta di “tutto bene madama la marchesa”. E lo fa con dati di fatto.
“Lo dico fuori dai denti: sono davvero stufo delle tesi negazioniste dell’Eni. Il Centro Olio Val d’Agri, checché ne dicano esperti veri o presunti, – afferma Bolognetti – non è il Mulino Bianco, ma uno stabilimento che, in base alle direttive Seveso, è classificato a rischio incidente rilevante. Uno stabilimento colabrodo, aggiungo, che ha disperso oltre 400 t. di greggio nella zona industriale di Viggiano.
Al di là della polemica sulla VIS(Valutazione di Impatto Sanitario), prodotta non da lestofanti ma da scienziati, gioverà ricordare agli esperti targati Eni che – precisa Bolognetti – da oltre vent’anni il Cova bombarda i cittadini della Val d’Agri con emissioni tossico-nocive-cancerogene. Ogni anno il Centro Olio Val d’Agri immette in atmosfera 556 t. di NOX(Ossidi di Azoto), 156 t. di SO2(Anidride Solforsa), 220 t. di CO(Monossido di Carbonio), 18 t. di polveri, 36 t. di Cot, e questo per non dire degli Idrocarburi non metano e delle decine di migliaia di tonnellate di Co2.
Gli Ossidi di Azoto, quali l’NO2 per dirne uno, provocano “l’irritazione della porzione distale dell’apparato respiratorio – con conseguente alterazione delle funzioni polmonari – bronchiti croniche, asma ed enfisema polmonare. Gli ossidi di azoto – come è noto – contribuiscono anche alla formazione delle piogge acide e hanno conseguenze importanti sugli ecosistemi acquatici e terrestri”.
Per non parlare degli effetti nocivi, a breve e lungo termine, provocati da tutti gli inquinanti che il Cova immette quotidianamente in atmosfera.
A chi ha la memoria corta gioverà ricordare – e Bolognetti lo fa – quel che si legge nel rapporto n.5 “Epidemiologia occupazionale e ambientale”, prodotto dalla Regione Basilicata alla fine degli anni ’90. Gli estensori di quel rapporto, citato qualche anno fa dal Consorzio Mario Negri Sud, scrivevano che “nell’area comprendente il Centro Olio di Viggiano, formata dall’aggregazione di 4 comuni, per un totale di 11.186 residenti, il tasso di ospedalizzazione dovuto ad infezioni/infiammazioni polmonari è risultato pari a 44,4 e il rischio di ospedalizzazione pari a 2,3, a fronte di una media regionale per i due indici pari a 19,3 e 1,0”.
Tradotto si affermava che a Viggiano e dintorni il rischio di contrarre infezioni/infiammazioni polmonari fosse più che doppio rispetto alla media regionale.
Nel decreto Via con il quale il Ministero dell’Ambiente concesse nel 1999 l’ampliamento del Centro Olio Val d’Agri è dato leggere quanto segue: “E’ possibile affermare che verosimilmente l’area circostante il centro Olio è sede di episodi significativi di inquinamento da biossido di zolfo, ossidi di azoto e ossidanti fotochimici tra cui ozono, di livello tale da comportare rischi significativi, acuti e cronici, agli ecosistemi vegetali“.
Difficile ipotizzare che circa 20 anni dopo, e dopo altre decine e decine di milioni di sostanze inquinanti immesse in atmosfera, la situazione possa essere migliorata.
Ma al di là di ciò che si legge nella Vis, nel Rapporto n. 5 o delle affermazioni degli esperti Eni, dovrebbe essere il mero buon senso – conclude Bolognetti – a farci comprendere che inevitabilmente, limiti o non limiti, superamenti o non superamenti, il Cova ha esercitato un impatto sulla salute e sulle matrici ambientali”.
A Descalzi e soci Bolognetti rivolge una preghiera: “smettetela di prenderci in giro. Voi che siete assurti al ruolo di inquinatori seriali, iniziate a lavorare per rendere almeno un pochino più sicure le vostre attività”.