Come se non bastassero i cinghiali adesso nelle contrade di Tricarico si è rifatto vivo un branco di lupi che ha attaccato un allevamento. Lo segnala la Cia del Materano riferendo la segnalazione di un allevatore di contrada Milo dove due bovini podoloci sono stati uccisi dai lupi. Sempre nel territorio di Tricarico in contrada Trionte la scorsa notte 10 ettari di coltivazione a grano è stata completamente distrutta da cinghiali.
“La presenza di lupi nell’area della Collina Materana – dice Paolo Carbone dirigente della Cia – non è certo una novità ma non per questo non allarma gli allevatori mentre gli episodi di branchi di cinghiali davanti le aziende agricole, specie nell’area del Parco Gallipoli Cognato, nella Collina Materana e nell’area sud della provincia di Potenza, con continue minacce per l’incolumità di agricoltori e famiglie sono diventati quotidiani”.
Carbone annuncia la ripresa della mobilitazione di agricoltori e allevatori che proprio a Tricarico lanciarono lo scorso anno una petizione popolare con la raccolta di alcune migliaia di firme per sollecitare interventi urgenti. Riproporremo la petizione e – annuncia il dirigente della Cia – chiederemo un incontro al Prefetto di Matera perché sia garantita la sicurezza degli abitanti delle contrade rurali che vivono in una situazione di costante tensione. Il malessere è aggravato dai danni delle gelate agli olivi fonte essenziale di reddito a Tricarico.
Nella nota si evidenzia che è sceso in campo direttamente il presidente nazionale Cia Dino Scanavino per denunciare una situazione ormai insostenibile e rivendicare l’impegno da parte del Parlamento e del Governo per adottare, ciascuno nell’ambito delle competenze di merito, «provvedimenti legislativi e attuativi che consentano la limitazione/gestione delle specie, in relazione alla capacità del territorio di sostenere la loro adeguata presenza nella logica della coesistenza sostenibile».
Accanto a ciò, alla Regione e agli enti locali, la Cia chiede «interventi adeguati di abbattimento selettivo rivolti all’effettivo controllo della massiccia presenza delle specie alloctone e invasive, degli ungulati e dei selvatici predatori che stravolgono l’equilibrio naturale e produttivo». Ancora, l’adozione di un piano straordinario di interventi per riportare la presenza e la densità degli ungulati in equilibrio con il territorio. Quindi attivare interventi di contenimento e di prelievo della fauna selvatica, in particolare ungulati, nei parchi e nelle aree protette; e garantire il rispetto del principio del risarcimento totale dei danni diretti ed indiretti causati da fauna selvatica ed ungulati. Infine, ma non meno importante, la richiesta di un ristorno di fondi che sia realmente commisurato alle perdite causate alle imprese agricole per effetto dei danni da fauna selvatica. “Da anni -sottolinea la Cia- sosteniamo che è necessario scindere la questione dei danni da fauna selvatica e inselvatichita dell’attività venatoria e quindi dalla riforma della L.157/92. E´ dunque importante la presentazione di una proposta legislativa ad hoc che comprenda la riforma del sistema di risarcimento dei danni, le attività preventive di conservazione dell´ambiente e le azioni ordinarie e straordinarie tese al contenimento delle specie dannose”. “E´ importante -continua la Cia del Materano- che si superi la disomogeneità attuale, si semplifichino le procedure e si introducano criteri oggettivi per la stima dei danni, si istituisca un Fondo per risarcire le imprese agricole utilizzando anche parte dei proventi delle tasse di concessione governativa”. Occorre garantire agli agricoltori le risorse per la prevenzione e per il pieno risarcimento dei danni e attendiamo delle risposte dalla Regione: bisogna urgentemente individuare misure efficaci di ristoro, per applicare concretamente i principi di piena tutela del reddito degli agricoltori affermati dal Piano faunistico regionale.