Nell’incontro che studenti lucani hanno avuto a San Donato Milanese con l’amministratore delegato di Eni, Claudio De Scalzi, in occasione dell’evento “Eni con l’Italia”, svoltosi nei laboratori di ricerca Eni, Technikum di Bolgiano, quello che ci ha più colpito è stata la dichiarazione del Presidente del Consiglio dei Ministri, Paolo Gentiloni, parlando della multinazionale: ““Eni – ha detto – è un modello anche in termini di responsabilità sociale. Poi puo’ esserci qualche polemica, qualche critica, spesso frutto ahimè di provincialismo che ogni tanto attraversa il nostro Paese”.
Non sappiamo se Gentiloni abbia fatto riferimento alla situazione in Val d’Agri, ma è probabile essendo stato questo l’argomento nell’incontro con gli studenti lucani. Se così fosse, temiamo che il Presidente del Consiglio non sia sufficientemente informato.
Perchè di certo non sono frutto di “provincialismo” le critiche che gli amministratori locali e la stessa Regione Basilicata ha rivolto all’Eni dopo aver scoperto che dal Centro Olio sono fuoriuscite 400 tonnellate di greggio, che si sono sversate sul terreno circostante il Cova.
Non è certo “provincialismo” la decisione dei sindaci di Viggiano e e Grumento Nova che hanno denunciato l’Enti per inquinamento ambientale (leggi articolo).
Non è certo “provincialismo” se la Regione Basilicata ha disposto la chiusura del Centro Olio, imponendo ad Eni rigide prescrizioni affinchè vengano tutelate salute ed ambiente.
Non è certo “provincialismo” la preoccupazione delle popolazioni della Val d’Agri e dei lucani in genere per le conseguenze derivanti dall’attività estrattiva.
Non è certo “provincialismo” se il Ministero dell’Ambiente ha disposto un’ispezione straordinaria al Cova e alla zona circostante.
No, Presidente Gentiloni, almeno in questo caso, non si tratta di “provincialismo”.
E sa perchè? Perchè la fuoriuriuscita di 400 tonnellate di greggio dagli impianti Eni non è frutto della fantasia di qualcuno. Non è frutto di disinformazione come vorrebbe far pensare l’amministratore delegato di Eni, Claudio DeScalzi, il quale rivolgendosi agli studenti lucani, ha detto che “Accettiamo tutto, ma non la disinformazione e l’accusa di essere dei mostri e degli assassini”. Una frase già sentita.
Proprio in tema di informazione, Descalzi dovrebbe spiegare perchè nessuno è stato “informato” che da giugno 2016 – come dichiarato dalla multinazionale del cane a sei zampe – c’è stato sversamento di greggio, scoperto solo a gennaio dopo la fuoriuscita da un tombino dell’impianto di depurazione dell’Asi.
Come ci chiedevamo in un precedente articolo: possibile che nessuno se ne fosse accorto? Non vorremmo pensare che la notizia sia stata tenuta nascosta. E perchè mai?
Per Descalzi, intanto, non c’è nessun problema di inquinamento. L’ha detto rispondendo alle domande degli studenti.
“Abbiamo fatto tutte le analisi delle acque nei pozzetti non c’è contaminazione al di fuori del Centro Olio”.
Non siamo esperti e ci perdoni l’amministratore delegato di Eni se la domanda è banale, ma 400 tonnellate di greggio fuoriuscite dove sono finite? Volatilizzate?
Se il ministero dell’Ambiente, come detto, ha deciso di fare un’ispezione straordinaria al Cova con suoi tecnici, Ispra e Arpab. Se il Presidente della Regione, Marcello Pittella parla di “rigoroso monitoraggio”, qualche problema ci deve pure essere.
Descalzi ha fatto riferimento anche all’incidenza dei tumori in Basilicata, parlando di ‘fake news’ (false notizie, per intenderci), delle quali “la più grande è sull’incidenza dei tumori in Basilicata, che – ha concluso l’a.d. di Eni – è la regione italiana meno colpita dopo la Calabria”.
C’è chi la pensa diversamente anche se, finchè non si avranno dati certi, sarà difficile dimostrare la correlazione tra tumori e petrolio. In Val d’Agri molti sono convinti invece che questo stia accadendo.