Ieri a Potenza ennesimo incontro alla direzione territoriale del lavoro per la procedura di cambio di appalto del servizio di prima accoglienza per i migranti richiedenti asilo di stanza a Melfi. Nel corso della riunione non è stato raggiunto alcun accordo tra le parti, con i sindacati Fisascat e Uiltucs da una parte a rivendicare l’applicazione della cosiddetta clausola sociale e le imprese subentranti ferme su una posizione di netta contrarietà alle rivendicazioni sindacali. I segretari di Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, Aurora Blanca e Rocco Della Luna, parlano di “atteggiamento paradossale della prefettura di Potenza che invece di difendere, come in altre circostanze, i diritti dei lavoratori, ora accampa ogni sorta di giustificazione pur di non inserire nel bando la clausola sociale a tutela dei livelli occupazionali. La clausola sociale non inficia affatto il principio di apertura del mercato dettato dall’Anac, ovvero quello di far partecipare alle gare di appalto il maggior numero possibile di concorrenti”.
“Appare piuttosto singolare – continuano i due sindacalisti – che la prefettura decida di ritirare dopo pochi giorni il bando pubblicato ai primi di luglio in quanto non conforme alla direttive dell’autorità anticorruzione e al nuovo codice degli appalti. Può un ente pubblico come la prefettura – si chiedono Blanca e Della Luna – non conoscere le regole che disciplinano le gare di appalto? Può nella fattispecie la prefettura di Potenza, in quanto stazione appaltante, chiedere ai sindacati di elaborare una proposta di clausola sociale e poi non tenerne conto all’atto di pubblicazione del bando? Perché, infine, la prefettura non ha sentito finora l’esigenza di verificare quanto personale è attualmente impegnato nei centri di prima accoglienza e come viene erogato il servizio ai richiedenti asilo?”.
“È paradossale – continuano i due sindacalisti – che la prefettura può bandire una gara, gestire l’emergenza e allo stesso tempo non tenere conto del tipo di servizio erogato, sebbene lo stesso dovrebbe essere conforme a quanto disciplinato dal capitolato d’appalto, creando al contempo una situazione di vera e propria emergenza sociale per coloro i quali precedentemente svolgevano il servizio. Un bando di inclusione sta diventando la spada di Damocle che porta alla guerra tra poveri. In ragione della posizione irriducibile assunta tanto dalla prefettura quanto dal cartello di imprese subentranti e considerata l’impossibilità di procedere secondo legge al cambio di appalto salvaguardando i posti di lavoro – concludono Blanca e Della Luna – abbiamo già investito della questione la Regione con una comunicazione formale e non escludiamo altre forme di lotta per depennare questo precedente unico in Italia che non garantisce la dignità umana”.