L’Eni è scesa in campo con tutta la sua squadra di esperti per spiegare, nel corso di una conferenza stampa svoltasi mercoledì 13 aprile a Potenza, cosa accade nel Centro Olio di Viggiano (dal 31 marzo inattivo in seguito al sequestro da parte della magistratura di due vasche e del pozzo di reinezione di Costa Molino – n.d.r.) e cosa l’ente ha fatto e sta facendo a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini.
Si tratta di esperti esterni (“per assicurare la totale indipendenza” è stato precisato) ai quali l’Eni ha commissionato studi e indagini per fornire dati oggettivi per informare (finalmente verrebbe da dire!) l’opinione pubblica e soprattutto le popolazioni della Val d’Agri.
Più di qualche collega giornalista ha posto agli esperti una domanda che è un po’ la stessa che si sono posti in molti, ossia: perché solo ora? perché una conferenza stampa proprio all’indomani dell’inchiesta della Procura di Potenza?
“Era già nei programmi perchè gli studi sono in corso da tempo”, hanno risposto i dirigenti dell’Eni. Una risposta che non soddisfa del tutto ma soddisfano – e forse questo è l’aspetto più importante – i dati forniti per la prima volta dagli esperti. Andiamo per ordine.
Le tecnologie adottate nel centro Olio di Viggiano – ne ha parlato Giuseppe Filauro, ingegnere chimico, specialista in ingegneria ambientale nel settore Oil&Gas – sono corrispondenti alle migliori disponibili per quanto riguarda impiantistica, controllo e gestione. Questo consente di raggiungere un livello il più elevato possibile di protezione dell’ambiente. Nel ricordare che l’Eni è titolare della concessione mineraria dal 2005, l’ing. Filauro ha precisato che ogni attività viene svolta nel pieno rispetto delle norme che disciplinano il settore e delle autorizzazioni ottenute.
Della reinezione delle acque derivanti dall’attività estrattiva, sulla quale particolare attenzione è stata rivolta dai carabinieri del Noe, ha parlato il dott. Fabio Colombo (geologo, specializzato in idrogeologia, direttore per la sede di Milano della Environ spa). “E’ il metodo più utilizzato nel mondo – ha detto – perchè consente lo sfruttamento ottimale del giacimento, preservandone l’energia e consente di tutelare l’ambiente nel momento in cui le acque vengono ricollocate nel giacimento d’origine, nel quale rimangono isolate senza interferire con l’ambiente circostante. In altri termini, viene escluso ogni forma di inquinamento, non essendo l’acqua di produzione reiniettata, pericolosa”. “La comparazione dell’attività svolta nel centro Olio di Viggiano con quanto avviene negli altri campi petroliferi del mondo conferma – ha concluso Colombo – la validità della scelta fatta”.
Veniamo al monitoraggio dell’aria, sollecitato a più riprese e ancor più in questo momento dopo quanto emerso dall’inchiesta sul petrolio.
“I dati forniti dalle centraline di monitoraggio intorno al Centro Olio – ha detto il dott. Vladimiro Bonamin (chimico, specializzato in moniotoraggio ambientale e tecnologie analitiche, SGS s.a. di Ginevra, Direttore del Dipartimento Ricerca, Sviluppo e Innovazione del settore EHS) – confermano un livello di concentrazione significativamente inferiore ai limiti normativi. Stesso risultato si è ottenuto da un nuovo monitoraggio effettuato da febbraio scorso nell’area intorno al Centro Olio”.
Nel corso della conferenza stampa, sono stati forniti anche i dati sullo stato di salute dei dipendenti Eni in servizio nel Cova. Dagli studi effettuati dai prof. Gianfranco Tarsitani (Ordinario di Igiene Generale e Applicata alla “Sapienza” di Roma), Antonio Bergamaschi (Ordinario di Medicina del Lavoro nell’Università “Tor Vergata” di Roma) e dal dott. Alessandro Mariani (specialista in Medicina Legale alla “Sapienza” di Roma) su 688 cartelle sanitarie è emerso che il 90% dei dipendenti del Centro Olio è in buona salute. Sono stati individuati solo 6 casi di tumore ma non correlabili ai rischi derivanti dall’esposizione nell’impianto.
L’ultimo intervento riguardante “Lo stato di qualità ambientale”, è stato affidato al prof. Eros Bacci (biologo, già Ordinario di Ecotossicologia nell’Università di Siena) del quale vi proponiamo l’intero intervento e la sua risposta alla domanda: Sono sicure le coltivazioni dell’area della Val d’Agri e del Metapontino? Le mangerebbe Lei le fragole di Metaponto e i fagioli di Sarconi?
Sentiamo cosa ha risposto alla fine del suo intervento.
A conclusione della conferenza stampa, i dirigenti Eni hanno ribadito che le priorità assolute dell’azienda sono salute, sicurezza e ambiente. Solo in Italia, dal 2009 al 2015, sono stati investiti a questo scopo oltre sei miliardi di euro. Tre miliardi e quattro milioni sono previsti per i prossimi quattro anni.
Sarà sufficiente tutto questo per tranquillizzare l’opinione pubblica?