“Induzione indebita”: è questa l’accusa che viene contestata al Sottosegretario alla Salute, Vito de Filippo, indagato nell’ambito del filone Tempa Rossa dell’inchiesta sul petrolio, che nel pomeriggio si è recato spontaneamente in Procura a Potenza per incontrare i magistrati titolari dell’inchiesta.
Secondo quanto pubblicato dall’edizione della Basilicata de “Il Quotidiano”, in coinvolgimento di De Filippo è da mettere in relazione ai rapporti avuti con l’ex sindaco di Corleto Perticara, Rosaria Vicino, agli arresti domiciliari (venerdì il Tribunale del Riesame dovrà decidere sulla sua scarcerazione – n.d.r.), che – da quanto emerge da alcune intercettazioni riportate nel fascicolo dell’inchiesta condotta dalla Squadra Mobile di Potenza – si sarebbe rivolta a De Filippo affinchè intervenisse sull’Eni per far assumere uno dei suoi figli. L’assunzione all’Eni non avvenne ma successivamente il figlio della Vicino fu assunto da un’azienda subappaltatrice dell’Eni. Ad informarla degli sviluppi della vicenda sarebbe stata la segretaria di De Filippo, Mariachiara Montemurro, consigliera comunale in quota Pd a Gallicchio, anch’ella indagata. Da parte sua, l’ex sindaco di Corleto Perticara si sarebbe impegnata – sempre in base a quanto emerge dalle indagini – a sostenere liste elettorali vicine al Sottosegretario.
Nessun commento finora da parte di De Filippo.
Intanto, l’inchiesta, relativa a Tempa Rossa, si sta sempre più allargando coinvolgendo, com’è noto, il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, Giuseppe De Giorgi, coinvolgo nel filone siciliano, per quanto riguarda l’ammodernamento della flotta italiana.Affinchè questo avvenisse, furono stanziati circa cinque miliardi e mezzo, grazie ad un decreto firmato dall’ex ministro dello Sviluppo Economico, Guidi, con il cui compagno, Gianluca Gemelli, sembrerebbe che l’ammiraglio avesse rapporti molto stretti.
De Giorgi sarà sentito venerdì dai magistrati di Potenza, titolari dell’inchiesta.
Sempre venerdì, è prevista l’udienza davanti al Tribunale del riesame che dovrà decidere sulla scarcerazione dei cinque dipendenti dell’Eni, accusati di traffico illecito di rifiuti pericolosi e per questo motivo agli arresti domiciliari. I legali della società petrolifera chiederanno anche il dissequestro dei due pozzi del centro olio di Viggiano e del pozzo di reiniezione di Costa Molina, il cui mancato utilizzo ha comportato il blocco dell’attività estrattiva.
Sull’attività al centro olio di Viggiano, la politica estrattiva e la tutela dell’ambiente e della salute. l’Eni ha tenuto una conferenza stampa svoltasi a Potenza mercoledì 13 aprile. (leggi articolo)