Nel calcolo dell’Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) non vanno considerate, ai fini del calcolo, l’indennità di accompagnamento, i trattamentoi assistenziali, previdenziali e risarcitori.
La sentenza segue una precedente del Tar del Lazio, alla quale il Governo aveva fatto ricorso. Lo ricorda il consigliere regionale del Gruppo Misto, Giannino Romaniello, secondo il quale “tale principio – continua – afferma in modo inequivocabile che le somme pagate dallo Stato a titolo di indennità assistenziali e finalizzate a garantire ai disabili e alle famiglie con forte disagio sociale una vita dignitosa, non possono essere considerate reddito in quanto erogate per attenuare una situazione di svantaggio e realizzare un principio di eguaglianza”.
“Grazie al ricorso proposto e vinto dall’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro – afferma Romaniello – registriamo una sconfitta per il Governo Renzi, il quale sarà ora costretto ad una revisione dei principi di calcolo dell’Isee. La sentenza del Consiglio di Stato rende, inoltre, giustizia ai beneficiari del Copes di Basilicata e non potrà che avere ripercussioni sulla graduatoria provvisoria del reddito di inserimento”.
A tale proposito, il consigliere del Gruppo misto ha chiesto al presidente della IV commissione consiliare – politiche sociali “la convocazione del direttore generale della presidenza della Giunta, per accelerare l’avvio del programma del reddito di inserimento, tenendo conto del principio sancito dalla sentenza del Consiglio di Stato”.
Sulla sentenza si sofferma anche Nino Falotico, segretario della Cisl di Basilicata, secondo il quale “Tar e Consiglio di Stato, rigettando più volte i ricorsi presentati dal governo nazionale, hanno stabilito un principio giurisprudenziale importante, vale a dire che le indennità sociali non contribuiscono a formare la base di reddito utile al calcolo dell’indicatore della situazione economica equivalente, strumento utilizzato dalla pubblica amministrazione per l’accesso alle prestazioni sociali e assistenziali”.
L’orientamento della Cisl – prosegue il segretario Falotico – è che il principio stabilito dalla giustizia amministrativa vada esteso a tutte le indennità sociali, ivi comprese quelle di contrasto alla povertà, onde evitare il paradosso di escludere le fasce sociali più povere e bisognose dal reddito minimo di inserimento, vale a dire uno strumento di politica sociale pensato proprio per ridurre il disagio sociale determinato dalla mancanza di lavoro. Secondo nostri calcoli, – precisa Falotico – sulla scorta di queste sentenze, agli attuali 3.200 beneficiari del reddito minimo di inserimento, si potrebbero aggiungere altri 1.500 ex Copes, esclusi o penalizzati per via della nuova disciplina Isee”.
La sentenza segue una precedente del Tar del Lazio, alla quale il Governo aveva fatto ricorso. Lo ricorda il consigliere regionale del Gruppo Misto, Giannino Romaniello, secondo il quale “tale principio – continua – afferma in modo inequivocabile che le somme pagate dallo Stato a titolo di indennità assistenziali e finalizzate a garantire ai disabili e alle famiglie con forte disagio sociale una vita dignitosa, non possono essere considerate reddito in quanto erogate per attenuare una situazione di svantaggio e realizzare un principio di eguaglianza”.
“Grazie al ricorso proposto e vinto dall’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro – afferma Romaniello – registriamo una sconfitta per il Governo Renzi, il quale sarà ora costretto ad una revisione dei principi di calcolo dell’Isee. La sentenza del Consiglio di Stato rende, inoltre, giustizia ai beneficiari del Copes di Basilicata e non potrà che avere ripercussioni sulla graduatoria provvisoria del reddito di inserimento”.
A tale proposito, il consigliere del Gruppo misto ha chiesto al presidente della IV commissione consiliare – politiche sociali “la convocazione del direttore generale della presidenza della Giunta, per accelerare l’avvio del programma del reddito di inserimento, tenendo conto del principio sancito dalla sentenza del Consiglio di Stato”.
Sulla sentenza si sofferma anche Nino Falotico, segretario della Cisl di Basilicata, secondo il quale “Tar e Consiglio di Stato, rigettando più volte i ricorsi presentati dal governo nazionale, hanno stabilito un principio giurisprudenziale importante, vale a dire che le indennità sociali non contribuiscono a formare la base di reddito utile al calcolo dell’indicatore della situazione economica equivalente, strumento utilizzato dalla pubblica amministrazione per l’accesso alle prestazioni sociali e assistenziali”.
L’orientamento della Cisl – prosegue il segretario Falotico – è che il principio stabilito dalla giustizia amministrativa vada esteso a tutte le indennità sociali, ivi comprese quelle di contrasto alla povertà, onde evitare il paradosso di escludere le fasce sociali più povere e bisognose dal reddito minimo di inserimento, vale a dire uno strumento di politica sociale pensato proprio per ridurre il disagio sociale determinato dalla mancanza di lavoro. Secondo nostri calcoli, – precisa Falotico – sulla scorta di queste sentenze, agli attuali 3.200 beneficiari del reddito minimo di inserimento, si potrebbero aggiungere altri 1.500 ex Copes, esclusi o penalizzati per via della nuova disciplina Isee”.