Si è svolta ieri alla Camera dei Deputati l’interpellanza urgente di Mirella Liuzzi, parlamentare del M5S, che ha chiesto al Governo “chiarimenti circa i fatti che interessano il Centro Olio di Viggiano, impianto industriale, dove viene trattato in prima istanza il petrolio estratto nella stessa Basilicata”. La portavoce pentastellata rende noto, in un comunicato stampa, di aver “chiesto l’avvio di un’indagine che verifichi gli effetti dell’attività estrattiva sulla salute della popolazione e sull’ambiente della valle lucana, oltre che un adeguamento dei limiti delle emissioni di idrogeno solforato prodotte dal Centro Olio che – come da letteratura scientifica – supera di 6000 volte i limiti suggeriti dall’Organizzazione mondiale della sanità, mettendo a rischio la salute dei lavoratori del centro, la popolazione, le produzioni agroalimentari e l’habitat lucano”.
“La risposta del Governo – afferma Liuzzi – è stata a dir poco imbarazzante. In primo luogo perché è stato detto che i controlli sulle fiammate e sulle emissioni devono essere effettuati dallo stesso gestore dell’impianto, cioè dall’Eni. Ancora una volta il paradosso di un controllore che è allo stesso tempo il soggetto controllato. Inoltre è stato anche affermato che le fiammate non devono preoccupare e che l’idrogeno solforato prodotto dallo stabilimento industriale è addirittura inferiore ai limiti dettati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Peccato però che il Governo non abbia fornito nessun dato certo e alcuna fonte a riguardo. Infatti ogni volta che è stato presentato un emendamento dal M5S per abbassare i limiti, è stato puntualmente bocciato. Non è ovviamente possibile fare riferimento ai blandi pareri dell’Arpab, che è lo stesso ente pubblico preposto ai controlli, oggi sotto indagine della magistratura, che ha contestato proprio le valutazioni rassicuranti dell’ente sul livello di emissioni in Val d’Agri. Gli studi condotti dall’autorevole Università di Los Angeles redatti dalla Professoressa Maria Rita D’Orsogna, ci dicono invece che esiste una correlazione tra le malattie che colpiscono la popolazione, l’ambiente della Val d’Agri e le emissioni di acido solforico – anche a basse dosi – prodotte dal centro”.
“Il petrolio che viene estratto in Basilicata – si legge nel comunicato stampa – è di pessima qualità e copre solo il 6% del fabbisogno nazionale. La Basilicata, che si sta letteralmente spopolando, ci è stata descritta per anni come il Texas italiano. I fatti hanno dimostrato che questa avventura petrolifera ha prodotto, al contrario, danni, malattie e nessun ritorno in termini di occupazione e sviluppo. Ed oggi, anche indagini giudiziarie. Trentasette avvisi di garanzia sul centro Oli di Viggiano. L’inchiesta tocca tutto il c.d. “sistema rifiuti” della Basilicata. Molti dei funzionari regionali e Arpab indagati per questa vicenda sono anche rinviati a giudizio per disastro ambientale nella vicenda Fenice, l’inceneritore di San Nicola di Melfi”.
Conclude Liuzzi: “In sostanza, ai poveri lucani il Governo del PD non fa mancare nulla, ma solo in termini di inquinamento. La magistratura sta procedendo ai controlli che la Regione Basilicata e l’Arpab avrebbero dovuto eseguire già da molto tempo per tutelare i cittadini lucani. Nonostante ciò, il Governo ha già tutti gli elementi per intervenire e per dare una risposta politica senza aspettare la fine delle indagini sull’illecito di rifiuti e disastro ambientale che ha coinvolto il Centro Olio di Viggiano. Serve un segnale forte. Risposte come quella di oggi, dedite al ‘tuttappostismo’ non fanno altro che continuare a prendere in giro i cittadini che devono subire le scelte di amministratori capaci di rispondere ad una sola logica, quella dei petrolieri. Il M5S a settembre del 2013, ha presentato una denuncia alla Commissione europea per l’ambiente, continueremo la nostra battaglia oltre che nel parlamento italiano anche nelle istituzioni internazionali”.