Fa discutere la dichiarazione che Vito Summa del CNR ha fatto ieri nel convegno, svoltosi a Marsiconuovo. Secondo Summa Centro Olio non andava ubicato nell’area industriale di Viggiano. A volerlo lì fu la politica.
A sostenerlo è anche Maurizio Bolognetti, segretario dei Radicali lucani e consigliere dell’Associazione Coscioni.
“Io aggiungo – afferma a riguardo Bolognetti – che le responsabilità di una scelta scellerata non possono essere circoscritte solo alla politica, ma anche a certi sindacati, a certo ambientalismo di regime con il bollino blu, ai tecnici che diedero il placet e allo stesso Ente Nazionale Idrocarburi.
Il Cova, gioverà ricordarlo, in base alle direttive Seveso è classificato come stabilimento a rischio incidente rilevante.
Ubicare questo tipo di stabilimento a ridosso di centri abitati e di un invaso di importanza strategica è stata, quindi, una scelta miope e irresponsabile. Irresponsabile al pari delle autorizzazioni a trivellare pozzi, concesse in aree delicatissime dal punto di vista idrogeologico”.
Per Bolognetti, “ancor più irresponsabile se consideriamo quanto è dato leggere nel Decreto Valutazione di impatto Ambientale 3560 del 1999, con il quale fu concessa l’autorizzazione ad ampliare l’originario Centro Olio “Monte Alpi”. Dalla lettura del sopra citato documento, infatti, apprendiamo di carenze nello studio di impatto ambientale “in merito alla caratterizzazione della qualità dell’aria” e dell’assenza di una “esauriente caratterizzazione delle condizioni meteodiffusive”.
“Nonostante queste carenze” – scrivevano gli estensori del Dec/Via 3560 – “è possibile affermare che verosimilmente l’area circostante il Centro Olio è sede di episodi significativi di inquinamento da biossido di zolfo, ossidi di azoto e ossidanti fotochimici tra cui l’ozono, di livello tale da comportare rischi significativi, acuti e cronici, agli ecosistemi vegetali”.
Anche alla luce di quanto riferito, Bolognetti si chiede come sia stato possibile non solo consentire l’ubicazione del Cova in quel di Viggiano, ma autorizzare l’ampliamento dello stesso. I cittadini di Viggiano, di Grumento Nova e dell’intera Valle dell’Agri negli ultimi 20 anni hanno respirato quotidianamente un micidiale cocktail di veleni, che inevitabilmente hanno anche contaminato tutte le matrici ambientali.
Gli effetti collaterali di questo bombardamento venivano evidenziati in un documento intitolato “Epidemiologia occupazionale e ambiente”, redatto dalla Regione Basilicata nel 2000, dal quale emergevano dati di grande interesse relativi “all’area comprendente il Centro Olio di Viggiano”, formata da una aggregazione di 4 comuni per un totale di 11.186 residenti. nel rapporto è dato leggere, infatti, che a Viggiano e comuni limitrofi al Cova “il tasso di ospedalizzazione per 10.000 residenti, dovuto a infezioni/infiammazioni polmonari”, risultava essere doppio rispetto alla media regionale.
Peccato che- conclude Bolognetti – nei 15 anni successivi gli enti preposti non abbiano ritenuto di dover effettuare ulteriori approfondimenti.