Il telegiornale era finito da qualche minuto. Nella saletta di montaggio, con Mario Trufelli e Renato Cantore, si stava rivedendo la registrazione. All’improvviso un rumore; gli apparati che sembravano volersi staccare dal pavimento. Ci rendemmo subito conto che qualcosa di grave stava accadendo.
Renato Cantore ed io ci precipitammo fuori per raggiungere in auto la mia abitazione dove si trovavano i miei familiari e sua moglie.
Evitammo di andare per il ponte di Montereale. In strada, lungo via Mazzini, tanta gente che gridava. Raggiungemmo a fatica i nostri familiari. Anche loro erano in strada, spaventati. Decidemmo di portarli in una zona più sicura, un’area distante dai palazzi. Li sistemammo nelle auto e tornammo in Rai.
Non c’era quasi nessuno. Il telefono squillava. Da tutt’Italia chiamavano per avere notizie.
Mario Trufelli, per l’intera notte in studio a garantire i collegamenti con i telegiornali nazionali e dare le prime informazioni su quanto accaduto.
Da Balvano la telefonata del parroco che non si potrà mai dimenticare: “il paese non c’è più. Ci sono tanti morti”.
Quella telefonata, nella sua drammaticità, fu mandata in onda in tutti i telegiornali. Balvano divenne il simbolo del terremoto. La sede della Rai di Basilicata quella notte fu testa di ponte con il resto del paese per raccontare il dramma di un sisma che aveva distrutto interi paesi.
Le prime troupe sui luoghi della tragedia. Il racconto di Lino Viggiani da Balvano, davanti alla chiesa, il cui crollo aveva ucciso tante persone. Tanti bambini.
Per l’intera notte collegamenti con i tg nazionali, riversamenti di testimonianze da Potenza e dagli altri paesi del cratere, quelli maggiormente colpiti dal sisma, che i colleghi, tutti rientrati in servizio, portavano in redazione.
Un racconto che è durato giorni, settimane. Ed oggi, a distanza di 35 anni, i ricordi sono ancora vivi, consapevole, oggi come quel 23 novembre dell’80, che il servizio pubblico, la Rai, azienda della quale mi onoro di aver fatto parte, seppe servire con abnegazione e professionalità il paese e soprattutto le popolazioni colpite dal sisma.
Nino Cutro