Nei confronti di Valvano e di altre tre persone, a gennaio, fu emessa un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari. Il Riesame, poi, pur annullando le esigenze cautelari per Valvano, confermò “i gravi indizi di colpevolezza” che l’avrebbero motivata.
La Cassazione ne ha ora stabilito l’insussistenza che furono alla base della misura cautelare disposta nei magistrat. In altri termini – sostiene l’avv. Gaetano Araneo, difensore del sindaco di Melfi – Valvano non doveva essere arrestato.
L’inchiesta della procura della Repubblica di Potenza – lo ricordiamo – ha riguardato l’assegnazione di appalti di lavori pubblici ad imprese amiche o segnalate da politici. Le persone indagate sono accusate, a vario titolo, di turbativa d’asta, falso e di induzione indebita a dare o promettere beni.
Le indagini, condotte dalla Direzione distrettuale Antimafia di Potenza, hanno coinvolto 19 indagati: oltre al sindaco di Melfi, anche il funzionario responsabile dell’area Infrastrutture e Mobilità del Comune, ritenuto dagli inquirenti l’anello di congiunzione con le ditte che, secondo l’accusa, attraverso bandi ad hoc, affidamenti diretti o con l’approvazione di perizie di varianti, sarebbero state favorite.
L’udienza preliminare è stata fissata per il 2 luglio.