Quello che si temeva potrebbe avverarsi. In seguito alla sospensione dell’attività al Centro Olio di Viggiano, perdurando il sequestro di due vasche e del pozzo di reiniezione di Costa Molino 2, l’Eni ha preannunciato che avvierà le procedure di messa in cassa integrazione ordinaria dei 430 addetti del centro oli di Viggiano.
La notizia è stata data dai dirigenti della multinazionale in un incontro in Confindustria, a Potenza, con Cgil, Cisl e Uil e i sindacati di categoria Filctem, Femca e Uiltec. La questione sarà comunque ridiscussa entro due settimane quando le parti torneranno ad incontrarsi per un esame congiunto della situazione. I sindacati chiedono, intanto, di “utilizzare tutti gli strumenti utili, atti a salvaguardare gli attuali livelli occupazionali”.
In una nota congiunta dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Angelo Summa, Nino Falotico e Carmine Vaccaro, si confermano che segnali negativi arrivano anche da alcune aziende dell’indotto che, come Eni, hanno già avviato la procedura per accedere alla Cigo. Complessivamente, sulla base dei dati forniti all’ultimo tavolo della trasparenza, i lavoratori interessati sarebbero oltre 3 mila.
In una nota congiunta dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Angelo Summa, Nino Falotico e Carmine Vaccaro, si confermano che segnali negativi arrivano anche da alcune aziende dell’indotto che, come Eni, hanno già avviato la procedura per accedere alla Cigo. Complessivamente, sulla base dei dati forniti all’ultimo tavolo della trasparenza, i lavoratori interessati sarebbero oltre 3 mila.
Nel ribadire la loro “piena fiducia nel lavoro della magistratura” e confidando in “un rapido accertamento delle responsabilità”, Summa, Falotico e Vaccaro, hanno espresso forte preoccupazione per la tenuta dei livelli occupazionali e hanno auspicato “lo sblocco in tempi brevi degli impianti, come avvenuto in passato in altre difficili vertenze come Siderpotenza e Tecnoparco, a prescindere dall’esito del ricorso presentato in Cassazione dall’Eni”.
Summa, Falotico e Vaccaro hanno infine annunciato di aver chiesto un incontro in Prefettura per “rappresentare al governo la preoccupazione dei lavoratori per i riflessi che la chiusura del Cova rischia di determinare sull’economia della regione, sul lavoro e sulla sicurezza”.