Venerdì 14 maggio 2021 – A dare notizia del grave incidente del quale è rimasto vittima un operaio della Termomeccanica in servizio nell’area Pozzi del Centro Olio di Viggiano sono state le segreterie di Fim, Fiom e Uilm.
“È da mesi che come OO.SS. abbiamo chiesto incontri, dettagli, circa la fermata in corso e soprattutto il rispetto delle norme, delle regole e dei contratti nazionali.
Ma qui la Basilicata – denunciano i responsabili sindacali – sembra la terra di nessuno, anzi il responsabile del Centro Oli qualche settimana fa, addirittura in una intervista pubblica, affermò che un lavoratore avrebbe potuto lavorare fino a 13 ore in quanto previsto dalle norme e dai contratti nazionali; nessuna reazione a questa affermazione gravissima, irrispettosa e che mette a rischio la vita dei lavoratori.
Abbiamo chiesto l’intervento di tutti gli organi ispettivi, un incontro al Prefetto ma ad oggi assistiamo al silenzio delle istituzioni che sicuramente terminerà con la solita “retorica” in caso di incidente/infortunio mortale.
Questa è l’Italia, questa è la cultura legata alla sicurezza, la cultura della retorica invece di affermare, senza se e senza ma, il diritto alla vita, il diritto di ciascuno di noi, di ciascun lavoratore di rientrare a casa e riabbracciare la propria famiglia dopo una giornata di lavoro.
Le ultime morti in Italia, come quella di Luana ricordate anche dal discorso del Presidente del Consiglio Draghi, non ci insegnano nulla perché nel Centro Oli di Viggiano tante aziende coinvolte nella fermata straordinaria obbligano i lavoratori a svolgere le attività per 12 ore al giorno, anzi in alcuni casi fino ad arrivare a 16 ore al giorno per settimane e mesi interi senza riposo perché “qualcuno”, ovvero il “padrone”, ha deciso che la fermata deve terminare nei tempi prestabiliti, anzi bisogna accelerare perché è necessario “rigirare la valvola” e ripartire con le estrazioni.
Questa è la fotografia del nostro vivere, del quotidiano dei lavoratori e pertanto – concludono i responsabili sindacali – richiediamo per l’ultima volta al Prefetto di convocare un incontro nel quale con fermezza e a chiare lettere imporre ad Eni, società pubblica/privata, il rispetto delle norme.
Auspichiamo nella pronta guarigione del lavoratore coinvolto in questo grave incidente ma al contempo ci chiediamo e dovremmo riflettere tutti come sia possibile lavorare 288 ore al mese”.