Giustino Fortunato si unisce a Del Zio. Il lungo cammino della ferrovia si avvia alla conclusione.
Di Franco Cacciatore
All’azione di Del Zio per la non vendita della Foresta di Monticchio si uniscono i parlamentari Branca e Lovito. A rispondere, in nome del Governo, l’On. Sella che s’impegna a esaminare la questione e di anteporre la vendita del bosco alla costruzione della ferrovia. Purtroppo l’alienazione avverrà ancor prima della realizzazione della linea ferrata. La vendita prima alla Società delle Meridionali e, dopo un percorso non facile, ceduta alla Società Civile di Monticchio legata al “Credit Foncier” di Ginevra, interessata alle costruzioni ferroviarie nella valle dell’Ofanto, per sei milioni di lire. L’avventura non si ferma qui. La banca svizzera non mostra alcuna sicurezza. A intuirlo è ancora Del Zio che scende in campo con De Pretis. Siamo al gennaio del 1874 e di lì a poco è dichiarato il fallimento della banca. Così salta tutto. Si tenta di riaffidare l’incarico alla Società di Monticchio, in via di ricostituzione legale, ma con il tempo anche questo capitolo avrà esito negativo. Estremo tentativo da parte del Comune di Melfi nel chiedere l’intervento del nuovo Ministro ai LL.PP. Zanardelli, che s’impegna a “occuparsi definitivamente della costruzione della linea Candela – Santa Venere”.

La strada da percorrere sarà lunga e solo nel 1879 si troverà la soluzione: la cessione della foresta di Monticchio a privati. Vincitori dell’appalto sono gli imprenditori marchigiani Annibale e Ubaldo Lanari, che decidono di acquistare all’asta la tenuta di Monticchio, da cui trarre il legname per le traverse.
A questo punto fermiamo il nostro racconto sulla gestione Lanari e per sommi capi seguiamo il lunghissimo iter per giungere alla realizzazione della ferrovia, che riprendiamo dal 1874. Il mandato parlamentare di Del Zio è terminato e lui si ripresenta per il Collegio di Melfi.
Memorabile il suo manifesto alle popolazioni dell’area, nel quale chiede scusa per l’impegno della ferrovia non mantenuto:
“Al biondeggiare delle nuove messi, io vi dissi, voi saluterete dalle vostre colline la vaporiera, questo testimonio sublime delle vittorie della scienza. Mi sono ingannato, amaramente ingannato…ma voi potete comprendere quali sieno davvero gli obliviscenti, vendicarvi d’ogni torto e raddoppiare lo slancio per l’avvenire”.
Sarà rieletto e riprenderà la sua lotta davvero da leone. Nelle elezioni del maggio 1880 al suo posto sarà eletto Giustino Fortunato. A distanza di un mese Del Zio sarà chiamato a candidarsi per il collegio di Tricarico per le dimissioni di Francesco Crispi e diverrà ancora deputato.

E intanto vediamo a che punto è il tragitto della nostra ferrovia. L’altalena nell’inclusione o meno nelle linee di prima necessità prosegue. Sempre in alto mare il suo percorso e la disputa sulla stazione terminale, Vaglio o Baragiano. Nel giugno 1878 una virata positiva. Del Zio è nominato segretario della Commissione Parlamentare per le costruende ferrovie. Presidente De Pretis. Sarà questo il momento in cui il parlamentare melfitano non lascerà nulla d’intentato. Indirizzerà appelli finanche al Ministro della guerra, Cesare Bonelli e all’Ambasciatore generale Menabrea a Londra per rappresentare quale ostacolo sia in caso di guerra la mancanza di una linea ferrata in Basilicata.
Intanto viene costituito il “Comitato per le ferrovie complementari dell’Aufido”. Nella riunione del 2 dicembre 1881 appare ben evidente che a Del Zio si è unito Fortunato. Il deliberato è sottoscritto dai due nelle vesti di Vice-presidente e Segretario. E sarà proprio questo documento a evidenziare l’incongruenza del percorso della linea ferrata da parte dei tecnici governativi.
Di lì a poco un Consorzio Melfese che reclamerà il passaggio della ferrovia nell’area nord della regione. Richiesta che sarebbe caduta nel vuoto se ancora una volta non fosse accaduto l’inaspettato.
Non fosse venuto fuori “l’uomo della Provvidenza”. L’ingegner Michelangelo Mancini, più volte Sindaco di Melfi e cugino di Del Zio, redige a proprie spese un progetto sostitutivo a quello governativo che attraversa i principali centri de melfese. A sostenerlo un Comitato della sua città, al quale daranno la loro adesione il Comune e la Provincia di Potenza.

Il progetto trova il consenso unanime anche attraverso studi e spese comparate a quello governativo. Fortunato si affida a un esperto del settore, l’Ing. Lanino, che dopo “un lavoro particolarmente attento e scrupoloso” dà la sua approvazione.

Le uniche resistenze nell’ambito ministeriale, dove il tracciato Mancini è sottoposto a continue verifiche. Un vero accanimento da parte dei tecnici che stentano ad arrendersi. Poi finalmente la resa con il decreto del 27 maggio 1884, che approva la linea Santa Venere – Melfi – Rionero – Atella – Avigliano – Potenza.

Per l’arrivo della “vaporiera” passeranno ben otto anni. Il 9 agosto 1892 il tratto Rocchetta – Melfi – Rionero. Il completamento della ferrovia, sino a Potenza, nel settembre del 1897. Di questo parleremo nella prossima puntata.
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