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Ambiente e Territorio

C'era una volta Monticchio laghi (cap. 1)

USB - Ufficio Stampa Basilicata 9 Aprile 2019
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Di Franco Cacciatore 

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Monticchio laghi, definito un angolo della Svizzera in Basilicata, continua a essere solo luogo del “mordi e fuggi”, purtroppo in uno stato di continuo degrado. Eppure vi sono tutte le premesse perché divenga polo di attrazione turistica per l’intera regione. Alla ricchezza naturalistica vegetale e animale unisce quella monumentale e storica e non ultima la presenza di acque minerali e bagni termali. Basti citare la famosa Bramea, una rarità unica nell’intera Europa, legata per la sua vita a una singolarità, il frassino (fraxicus oxycarpa) che cresce nella località. E poi i ruderi di S. Ippolito dove si assomma interesse storico, monumentale e archeologico di eccezionale interesse. Dall’insediamento di monaci benedettini, tra l’XI e il XII secolo, a quello di epoca alto-medioevale, venuto alla luce a seguito di recenti scavi, una delle più significative testimonianze di presenza e arte paleocristiana. Da evidenziare nelle sepolture il rinvenimento di moneta appartenente al periodo federiciano. Infine l’abbazia di S. Michele, ultima tappa del monachesimo nella zona, consacrata nell’agosto del 1059 da Papa Niccolò II, trovandosi a Melfi per il primo concilio nella città. Fece parte di quel feudo ecclesiastico, uno dei più ricchi d’Italia, a guida dell’abate cardinale Federico Borromeo.

Alla grandezza del passato in tempi più recenti si è cercato di unire attrazioni e iniziative per il decollo turistico dell’area. Così l’attuazione, negli anni ’50, di una Casina Laghi, a cura dalla Provincia di Potenza e gestita dall’APT, luogo di ristoro ma anche di serate danzanti. Nell’agosto 1964 addirittura lo svolgimento di selezione di Miss Italia. Oggi è un rudere! 

Ugualmente finiti nel nulla i miraggi di tante realizzazioni, programmate in occasione della “Festa della Montagna”, svoltasi negli anni ’60. A seguire il concorso per un piano regolatore, vinto dal progetto “Ponti sul verde”, non andato in porto. Così caduta nel vuoto un’adombrata richiesta del Touring di istituire un villaggio turistico lacustre. Dieci anni dopo la realizzazione della funivia Monticchio laghi– Monte Vulture. Purtroppo, a causa della rottura di un cavo (di riserva!) mai riparato, dopo breve tempo cessò di funzionare. Quello che continuò, per vari anni, fu l’esborso di svariati milioni alla ditta appaltatrice per la manutenzione. La funivia oggi, solo un ricordo!

Da allora nessuna valida iniziativa per il suo decollo. Eppure Monticchio nel gennaio del 1932, nella Conferenza Internazionale di Merano, era stata dichiarata “Meta di turismo internazionale”.

Questo il veloce percorso di un’area in cerca di promozione. Resta da inserire un capitolo di precipua importanza. Avvenimenti eccezionali, all’indomani dell’Unità d’Italia, nei quali proprio Monticchio avrà un ruolo di primo piano. Una storia che vedrà protagonisti uomini come Floriano Del Zio e Giustino Fortunato, che reclameranno a gran voce l’equiparazione della regione, da troppo dimenticata, al resto d’Italia. 

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