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EconomiaIN EVIDENZA

Svimez, Basilicata una lenta nave che perde l'equipaggio

USB - Ufficio Stampa Basilicata 9 Novembre 2018
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È stato presentato ieri mattina il Rapporto Svimez 2018 L’Economia e la società nel Mezzogiorno. Il quadro che viene dipinto è di un Sud in lenta ripresa, che a tratti supera il Centro-Nord nella crescita, ma il divario con quest’ultimo resta ancora profondo: nel 2019 l’economia del Mezzogiorno segnerà un leggero recupero mentre quella del Centro-Nord un rallentamento: nel Sud il Pil all’1,4% del 2017 scende allo 0,8% nel 2018 per poi risalire all’1% nel 2019; nel Centro-Nord, invece, la caduta è continua dall’1,5% del 2017 all’1,3% del 2018, all’1,1% del 2019.

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Nella sala della Regina a palazzo Montecitorio il direttore Svimez Luca Bianchi ed il Presidente Adriano Giannola hanno illustrato, ad una platea attenta, l’andamento dell’economia meridionale con diversi passaggi sulla Legge di Bilancio in itinere.

Sul reddito di cittadinanza c’è molto scetticismo: servirebbero 15 miliardi per poter dare 780 euro a tutti. «Con le risorse attuali – si legge nel rapporto – prendendo a riferimento le famiglie con Isee inferiore a 6000 euro e tenendo conto che il 50% potrebbe avere una casa, il sussidio va dai 255 euro per una famiglia monocomponente ai 712 per una con 5 o più componenti, a circa 1,8 milioni di famiglie. Il Mezzogiorno assorbirà il 63% del Reddito di cittadinanza».

Non sono mancati momenti di confronto con gli esponenti del Governo gialloverde: la ministra per il Sud Barbara Lezzi ha espressamente accusato le Regioni di non saper spendere o di non spendere affatto i fondi strutturali europei ed ha promesso decontribuzioni per chi investirà al Sud.

Più pacato il Presidente della Camera Roberto Fico che chiede a tutti di interrogarsi sui dati poco confortanti e auspica una nuova centralità per il Sud Italia.

Veniamo alla Basilicata: un incremento del PIL c’è ma è modesto, +0,7% nel 2017. L’occupazione è in calo del 2,2%, solo il settore delle costruzioni risulta in crescita di occupazione, male tutti gli altri settori.

L’industria lucana è in forte ripresa già dal 2014 e continua a trainare l’economia regionale: al termine del triennio ha una performance molto positiva (+47% nel 2015-2017) grazie chiaramente all’industria dell’auto e alle estrazioni petrolifere.

Il Ritardo sui POR e sui PON è evidente, ma non è il peggiore al Sud, dove Sicilia e Molise fanno peggio della Basilicata: la quota di spesa certificata è solo del 2,9%.

Sul fronte sanità la mobilità ospedaliera dei lucani è in crescita: il saldo dei ricoveri è negativo, nel 2016 oltre 3400 lucani hanno scelto di rivolgersi a strutture ospedaliere fuori regione, malgrado l’indice LEA (livelli essenziali di assistenza) vedano la Basilicata adempiente. Proprio sui LEA la discussione è stata accesa, molti hanno condiviso la non affidabilità di questo indicatore.

Male, anzi malissimo l’agricoltura in Basilicata per effetto soprattutto della riduzione delle produzioni nel comparto viticolo e degli agrumi, rispettivamente. Il calo produttivo nel comparto delle colture legnose non è stato compensato dall’azione dei prezzi e variazioni negative si riscontrano anche a valori correnti. In calo vertiginoso anche l’occupazione agricola (-10,3%).

C’è da interrogarsi sul perché una regione a trazione agricola abbia le perfomances meno positive al Sud.  Lo avrà fatto Roberto Cifarelli che era presente alla presentazione del Rapporto e ci avrà pensato anche la giornalista in aria di candidatura alla Regione Carmen Lasorella, anche lei presente.

La Scuola è l’eccellenza lucana, la Basilicata infatti è la prima regione Meridionale per quota di studenti primari che frequentano a tempo pieno la scuola: il 45% attestandosi ai livelli dell’intero Centro-Nord.

Finalmente una bella notizia, la scuola lucana funziona: ma dopo la scuola? L’equipaggio abbandona la nave.

I ragazzi scelgono altre destinazioni per gli studi universitari e quasi sempre finiti gli studi in Basilicata non ci tornano. A questo si aggiunge l’emigrazione lavorativa, risultato: il 4,2% dei lucani ogni anno cerca fortuna altrove e la previsione demografica che fa SVIMEZ vede nel 2065 la Basilicata perdere 166 mila abitanti, con un indice di vecchiaia che al Sud arriverà al 277%, spaventoso.

Emerge una Basilicata che affannosamente prova ad andare avanti, come una lenta nave a vapore, trainata solo dall’industria dell’auto e dalle estrazioni petrolifere. Questa lenta nave però, deve smettere di navigare a vuoto e cercare una destinazione quanto prima, altrimenti l’equipaggio non smetterà di abbandonarla.

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