Dalla lettura dei dati Istat del mese di febbraio, ed ancor più da quella sulle comunicazioni obbligatorie, riferite in questo caso al quarto trimestre 2014, si evidenzia una situazione ancora di “sofferenza” per il mercato del lavoro della Basilicata. A fine 2014 i rapporti di lavoro cessati, secondo il report del Ministero del Lavoro sulle comunicazioni obbligatorie dei Cpi, ammontano a 45.828 con 37.71 lavoratori interessati (rispetto a fine 2013, 2,2% in più di rapporti cessati e 2,8% in più di lavoratori coinvolti) a fronte di 24.795 rapporti di lavoro attivati per 18.743 lavoratori. Quanto ai dati dell’Istat, essi fotografano il perdurare dello stato di crisi in cui versa il nostro sistema produttivo, testimoniato dal seppur lieve aumento del tasso di disoccupazione che continua a mantenersi ai livelli più alti degli ultimi 20 anni. Ancora più drammatica la rappresentazione della disoccupazione giovanile, che, nonostante gli interventi programmati dal Governo e della sostanziale ininfluenza del programma Garanzia Giovani, continua a crescere.
Alla luce di questi dati, le recenti misure introdotte dal Governo, non sembrano aver dato gli effetti sperati. Se la cura per combattere la galoppante e inarrestabile disoccupazione, che attanaglia il nostro Paese, è dunque una maggiore flessibilizzazione dei contratti in entrata e uscita – come prevede il Jobs Act – ci stiamo incamminando sulla strada di un aumento dell’insicurezza lavorativa. Serve un “piano choc” con investimenti in grado di far ripartire i lavori delle piccole e medie opere pubbliche e una chiara ed inequivocabile politica industriale con un mix di investimenti pubblici e privati in grado di attirare capitali esteri. La UIL suggerisce, ormai da mesi, questa ricetta al Governo, insieme a un piano di semplificazione amministrativa e a una politica fiscale che riduca il peso delle imposte sul lavoro dipendente e sulle pensioni. Aspetto positivo, ma che è bilanciato, in negativo, da un aumento delle cessazioni di rapporti di lavoro: il Governo ha dirottato oltre 20 milioni euro su incentivi indiscriminati alle imprese (Irap e decontribuzione) anziché `sostenere` la crescita dei sistemi produttivi e degli investimenti e questo rischia di essere un tragico errore”. Bisogna invertire la tendenza delle politiche recessive e investire in settori che possano dare concrete risposte al Paese, per rilanciare la produzione e il lavoro.