Luigi Di Lauro non c’entra nulla con la morte di Anna Esposito. Non fu omicidio. La dirigente della Digos, trovata l’11 marzo del 2001 senza vita con una cintura al collo, all’interno del suo alloggio nella caserma Zaccagnino, si suicidò.
A queste conclusioni è arrivato il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Potenza, dott.ssa Michela Petrocelli, che ha archiviato il caso, senza neanche ritenere necessario il passaggio in camera di consiglio, condividendo così -in toto- la richiesta di archiviazione del pubblico ministero e le argomentazioni difensive dell’indagato.
“Dopo 16 lunghi mesi di gogna mediatica per il giornalista Rai, indagato con l’accusa infamante di omicidio volontario, arriva la sua piena e totale riabilitazione” dichiara il difensore di Di Lauro, l’avv. Leonardo Pinto.
“Che Anna Esposito abbia voluto togliersi la vita lo hanno stabilito la prima consulenza medico-legale eseguita nel 2001 dal Prof.Strada e dal Dott.Maglietta e la superperizia depositata il 24.6.2015 dai consulenti tecnici d’ufficio Prof.Introna e Dott.ssa Innamorato, nominati dalla Procura di Potenza.
Nessun riscontro rispetto alle accuse rivolte al Di Lauro è, inoltre, emerso dalla complessa, scrupolosa ed approfondita attività investigativa svolta a seguito della riapertura delle indagini, tra cui la riesumazione della salma e un nuovo esame autoptico che ha confermato il suicidio ed escluso in maniera netta e definitiva qualsiasi altra ipotesi all’origine della morte della poliziotta. Né a Luigi Di Lauro – prosegue l’avv. Pinto in una nota – emerge dal decreto di archiviazione, è riconducibile alcun comportamento che possa configurare un suo concorso alla causazione dell’exitus. Luigi Di Lauro, insomma, è del tutto estraneo alla triste vicenda.
Ciononostante per oltre un anno, in silenzio, ha dovuto subire l’onta dell’ombra del sospetto e gli schizzi di fango riversati nei suoi confronti in trasmissioni televisive, sui giornali, sui social e nelle piazze, dall’efficiente macchina di improvvisati periti e giudici extra ordinem.”
L’Avv.Leonardo Pinto, difensore del giornalista, ha così commentato l’epilogo della vicenda: <<Auguro che non capiti ad altri di subìre l’ingiusta accusa dalla quale si è dovuto difendere Luigi, che ha vissuto con grande compostezza e serenità il calvario cui è stato sottoposto. Sin dall’inizio dell’assurda accusa, egli ha riposto
piena fiducia nella giustizia, mettendosi a disposizione della magistratura requirente, collaborando affinchè si facesse piena luce sulla sua totale estraneità alla morte della povera Anna Esposito. Infatti, non ha proposto alcuna forma di opposizione ovvero di condizionamento alle attività investigative svolte (compresa la riesumazione della salma per consentire l’effettuazione della “superperizia”).
Ciononostante, – prosegue l’avv. Pinto – è stato oggetto di gossip e destinatario di gratuite accuse dirette e indirette che lo hanno seriamente segnato a livello umano. Accuse rivelatesi infondate di cui gli autori dovranno ora rispondere nelle sedi competenti. Da sempre, come noto, mi batto nelle aule di giustizia per una informazioni libera, indipendente ed autonoma da ogni forma di condizionamento. Per Luigi, però, in alcuni casi ci si è spinti in ricostruzioni -anzi costruzioni- fantasiose condite, a volte, da dosi di ignoranza e cattiveria. Luigi anche in tali casi, pur soffrendo intimamente, ha mostrato tanta compostezza senza mai assumere i- conclude l’avv. Pinto – iniziative per condizionare l’operato fortemente censurabile di suoi colleghi”.