La contraffazione è una tipica manifestazione di illegalità economico-finanziaria strettamente connessa con l’evasione fiscale e contributiva, con lo sfruttamento del lavoro nero e irregolare, con il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, nonché con il riciclaggio ed il reimpiego dei proventi illeciti.
Questa pratica illecita è sempre presente ma, da nostre verifiche, intensifica le proprie attività nei periodi prefestivi e, naturalmente, le festività natalizie sono un momento di picco dell’attività illecita per la vendita di prodotti contraffatti.
Stando alle cifre diffuse da fonti ufficiali e da organismi di ricerca, il giro d’affari della c.d. “industria del falso” ammonterebbe nel nostro Paese a quasi 7 miliardi di euro. Uno studio del CENSIS, commissionato dalla Direzione Generale per la Lotta alla Contraffazione – Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del Ministero dello Sviluppo Economico quantifica il peso della contraffazione, in termini di mancato gettito per l’erario, in quasi 5 miliardi di euro, pari al 1,74% del totale delle entrate tributarie.
Quella alimentare è una contraffazione che colpisce il nostro mercato e che va combattuto attraverso un fitto sistema di controlli. Come associazione dei consumatori non ci stanchiamo di ripeterlo: la salute dei consumatori non può essere continuamente messa a repentaglio da chi agisce senza scrupoli, danneggiando anche chi produce onestamente”. “Sapere che l’attività di controllo da parte del Ministero delle Politiche Agricole risulta essere attiva ed efficace è un’ottima garanzia per la tutela dei consumatori e dei produttori onesti”.
I dati che emergono da una recente ricerca sull’atteggiamento del consumatore nei confronti del fenomeno contraffazione, effettuata dal Ministero dello Sviluppo Economico in collaborazione le associazioni di consumatori, sono sicuramente significativi e, per alcuni versi, addirittura sorprendenti.
Il consumatore delineato da tale indagine, infatti, sa benissimo che produrre articoli falsi o contraffatti costituisce reato e che chi li acquista è sanzionabile, ma ciò non produce alcun rifiuto del prodotto. Il consumatore è’ anche pienamente consapevole di acquistare un prodotto contraffatto e sa altrettanto bene che tale prodotto potrebbe essere dannoso per la propria salute. Quest’ultimo dato è forse il più inquietante in quanto ben il 95% degli intervistati sa che il prodotto contraffatto potrebbe avere ripercussioni sullo stato della sua salute, ma non se ne preoccupa, forte della “falsa” sicurezza sulla propria capacità di saper distinguere un prodotto dannoso da uno che non lo è.
Se appare abbastanza scontato che l’acquirente tipo del prodotto contraffatto sia persona di livello culturale medio (oltre la metà ha un titolo di scuola superiore) e svolga professioni che consentono una media capacità di spesa, appare meno scontato che l’acquisto avvenga nonostante oltre il 90% degli acquirenti sia consapevole che il prodotto acquistato possa essere una fregatura, dannoso per salute e addirittura pericoloso per sé e per la propria famiglia.
Inoltre gran parte degli intervistati non si sente in colpa nei confronti del fisco né per il fatto di alimentare gli interessi della malavita organizzata o danneggiare l’economia e il mercato del Paese, in quanto guarda solo alla propria convenienza ed è intimamente soddisfatto di aver acquistato un prodotto esteriormente uguale all’originale ma che costa meno. E, soprattutto, è pronto a ripetere la scelta.
Significativo è anche il fatto che è ancora molto diffusa la percezione del fenomeno contraffazione come di una specie di “ammortizzatore sociale” che consente a persone indigenti, quali possono essere gli immigrati extracomunitari, di avere una qualche forma di sostentamento allontanandole da altre forme di delinquenza.
In realtà, l’universo “contraffazione” è un fenomeno criminale gestito in modo imprenditoriale da gruppi criminali organizzati capaci di manovrare e sfruttare proprio le fasce più deboli e bisognose. Senza dimenticare che è ormai accertato il legame esistente tra contraffazione e riciclaggio di denaro sporco, finanziamento del terrorismo, traffico di armi, sostanze stupefacenti ed esseri umani.
Cosa fare? Sicuramente è fondamentale continuare nel processo informativo e intensificare ogni iniziativa atta a provocare un cambiamento culturale, rendendo il potenziale acquirente sempre più sensibile agli aspetti negativi che la contraffazione dei prodotti comporta. In questa direzione si è orientata la campagna di sensibilizzazione contro la contraffazione e l’abusivismo commerciale “Vero/Falso” .
Al tempo stesso sarebbe necessario agire su quello che è uno degli elementi base di scelta del prodotto contraffatto: il prezzo. Il 90% dei consumatori intervistati, infatti, suggerisce di creare linee di prodotti di marche di prestigio a prezzi più accessibili e, in generale, di ridurre il prezzo dei top gamma originali.
Anche una maggiore informazione su quelle che sono le effettive differenze tra il prodotto di marca e quello contraffatto, mettendo in maggiore evidenza l’eventuale pericolosità di quest’ultimo, aiuterebbe a limitare la diffusione dei prodotti contraffatti.
Nel caso acquistaste un prodotto che pagato e “spacciato” per vero, poi, si riveli una “patacca” segnalate la cosa alla Guardia di Finanza o alla Polizia locale.