Il potentino Nanni Schiavo in una nota che pubblichiamo di seguito, contesta la scelta da parte di un privato di affidare all’autore Jorit l’impegno per la realizzazione del murales inaugurato nella giornata di lunedì 22 dicembre in via Verdi a Potenza.
“La pubblica gioia attorno all’inaugurazione del murale a Potenza porta con sé un lato oscuro che non può essere ignorato. Il nodo non è la solidarietà alla Palestina, condivisibile, ma il doppio standard morale applicato a Gaza e alle vittime della guerra di aggressione russa contro l’Ucraina. Jorit, autore del murale, è da tempo indicato da numerose testate e da esponenti istituzionali europei come parte integrante di una narrazione filorussa, funzionale alla propaganda del Cremlino. Una vicinanza che a questo punto occorre ricostruire.
Già nel marzo 2022 Jorit realizza a Napoli il murale di Dostoevskij includendo la bandiera del Donbass, la regione occupata successivamente alla Crimea. Vladimir Putin in persona lo citerà come un segnale di speranza. Segue nel luglio 2023 la realizzazione di un murale dello stesso Jorit a Mariupol durante l’occupazione russa. Ancora nel marzo 2024 Jorit partecipa al Festival della Gioventù di Sochi in Russia, dove lo stesso viene chiamato dal pubblico per farsi fotografare con Putin, elogiandone l’umanità.
In relazione a questi episodi le testate italiane come pure esponenti delle istituzioni europee e il Ministro degli Esteri Tajani hanno definito Jorit come uno strumento della propaganda russa.
L’ultimo capitolo è il murale inaugurato a Potenza: un’opera presentata come pro-palestinese, ma costruita su un testo di Alessandro Orsini, che fra i ripetitori della propaganda russa in Italia è un riferimento nazionale. Se il tema è quello dei bambini vittime della guerra è impossibile ignorare che in Ucraina, secondo le Nazioni Unite, circa 35mila bambini sono stati rapiti dalla Russia, sottratti alle famiglie e sottoposti a programmi di rieducazione e militarizzazione. Finora solo 1.605 sono tornati a casa grazie a complessi negoziati portati avanti fra gli altri dal Vaticano.
Possibile allora che tra le autorità e i cittadini presenti all’inaugurazione del murale nessuno fosse a conoscenza di questo contesto? L’arte in questo caso viene usata come strumento per un affare politico, saldare la causa palestinese a una visione filorussa del conflitto globale. Può una giusta causa come quella palestinese essere impugnata contro un’altra giusta causa quale quella della resistenza Ucraina? In mezzo come sempre restano le vittime, fra cui i bambini. In Palestina come in Ucraina”.
